#Locarno68 – Mario Martone tra la Pastorale per l’Expo e il cinema italiano in salute

Dal padiglione 0 dell’Expo allo schermo di Piazza Grande a Locarno. Il regista e la sceneggiatrice Ippolita di Majo presentano il corto di 19 minuti che è già un evento

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Il fuori-campo, rispetto alla presentazione del corto Pastorale cilentana che sarà presentato stasera in Piazza Grande, Mario Martone lo fa sul cinema italiano di oggi: “Mi sembra che sia in un momento di vitalità anche perchè vengono realizzati film diversi tra loro. Penso a Sorrentino e Garrone ma anche al mio Giovane favoloso che ha avuto un rapporto incredibile con il pubblico con un milione di spettatori. Attendo con curiosità Giuseppe Gaudino in concorso a Venezia e l’ultimo film di Pietro Marcello che non ho ancora visto. Poi vengono realizzate anche commedie intelligenti. Ci sono poi i film realizzati da attori come Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Valeria Bruni Tedeschi o Kim Rossi Stuart che sembrano che mettano qualcosa di loro quando li dirigono e che danno l’idea di sentirsi anche piè liberi rispetto agli altri registi”. E sugli attori sottolinea: “Per me non c’è nessuna differenza tra quelli di cinema e quelli provenienti dal teatro”.

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Poi si passa al film. La genesi è per un progetto dell’Expo a Milano: “Ero a Torino per fare le prove della Carmen e mi ha chiamato Carlo Degli Esposti della Palomar che mi ha chiesto di realizzare qualcosa per il Padiglione 0 dell’Expo. Allora non potevo. Poi Ippolita (di Majo) mi ha proposto di girare questo corto in Cilento, un luogo che conoscevo benissimo. Allora questo progetto ha cominciano ad avere un senso e non essere solo un lavoro su commissione”.

Il formato dello schermo era diverso da quello cinematografico: “Lo abbiamo proiettato all’Expo su una parete di 45 metri e per questo, con Renato Berta, è stato deciso di girarlo con un mascherino sagomato. Le immagini dovevano essere consumate dal pubblico mentre magari attraversavano il Padiglione. Il totale, per esempio, con il fiume in mezzo era inconcepibile per un normale schermo cinematografico. Lo stesso montaggio segue il ritmo delle immagini che hanno bisogno del loro tempo per abituare l’occhio”.

pastorale cilentanaSulla scelta del Cilento interviene la cosceneggiatrice Ippolita di Majo: “È un luogo dove abbiamo lavorato a lungo e fatto sopralluoghi per anni. Avevamo studiato ogni centimetro di una vasta area già ai tempi di Noi credevamo. Il Cilento ha poi un aspetto arcaico. Al tempo stesso ci sono la montagna, il fiume, la collina e il mare che rendono il paesaggio estremamente vario. Era anche l’occasione per soffermarci sul rapporto uomo-natura”.

Il regista poi si sofferma sul concetto di durata tra i 205 minuti della versione integrale di Noi credevamo e i 19 di Pastorale cilentana: “Mi sono formato alla fine degli anni ’70. L’avanguardia era il mio mondo e amavo tutto ciò che sconfinava e andava fuori le regole. Negli occhi ho il cinema underground statunitense degli anni ’60 ma anche la visione del Napoleon di Gance a Massenzio a Roma. Pastorale cilentana dura 19 minuti ma il film ha un suo tempo interno, con inquadrature molto lunghe. Quindi contiene la mia idea di cinema come libertà”.

Infine Martone ringrazia il Festival per averlo invitato: “Sono grato a Carlo Chatrian e a Locarno per aver preso questo film. In quale altro posto si poteva proiettare se non in uno schermo come quello i Piazza Grande?”. Appuntamento dunque questa sera, alle 21.30.

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