#Locarno69 – Io e te nell’appartamento: Afterlov, di Stergios Paschos

Avrebbe potuto essere un’opera intima, dolcissima e dolente. Ma il greco Stergios Paschos ne smorza la carica emotiva con 90′ di compiaciute strizzatine d’occhio fuori tempo massimo. Imperdonabile

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“Perduti nell’appartamento
non ci ritroveremo mai”
Baustelle, Io e te nell’appartamento

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Le conseguenze dell’amore sono dure da gestire. Per Nikolai, Sofia è “amante, sorella, anima gemella, tormento ed estasi”. Anzi era, perché Sofia, come racconta sdraiato nella piscina della villa che sta guardando per l’estate, è andata via. Lo ha lasciato senza una ragione e lui ha studiato il piano perfetto per isolarsi dal mondo finché lei non gli darà le risposte.

Ecco un film per cui vorresti prendere a schiaffi l’autore. Perché prende un’idea potenzialmente in grado di aprire uno squarcio sincero sulle fragilità sentimentali di tutta una generazione per farne 90 minuti di compiaciute strizzatine d’occhio fuori tempo massimo.

afterlov 2E quindi no, non siamo quella “merda di spettatore pretenzioso che guardi se il microfono entra in campo o se il suono viene coperto dal rumore di un camion che passa in lontananza mentre io ti sto aprendo il mio cuore”.
Il problema, semmai, è proprio questo, caro giovane autore cinefilo. Che non puoi fare un film sullo struggimento giocando con battutine meta-testuali, continui sguardi in macchina a coinvolgere il pubblico nella duplice regia, tua e del protagonista maschile, che vi sentite tanto cool e contemporanei a mostrare su una cartina le stanze in cui si snoderà l’azione, come un piccolo tour del set.

L’incapacità di guardarsi dentro, di aprire davvero il proprio cuore, sembra diventato il problema maggiore delle nuove ondate di cineasti, in Europa come in Asia o in America.
Se già fra i Cineasti del presente attraverso la prova derivativa di Avedisian e la rigida compostezza visiva di Lina Rodríguez si era vista una preoccupante incapacità di affondare lo sguardo nelle proprie storie, Afterlov del greco Stergios Paschos diventa da allarme rosso.

afterlov sofiaFiero della sua idea, sufficiente unicamente per un cortometraggio e non di certo per un film di un’ora e mezza, anziché lavorare sulla scrittura e i dialoghi, Paschos tira per le lunghe la trovata e la sfilaccia fino a farla arrivare alla durata prestabilita per un lungometraggio. Come? Concedendosi inquadrature casuali su fiori, foglie e sulla grossa cagna Leyla in giardino, ignara del dramma sentimentale che si sta consumando a pochi metri da lei. Ma soprattutto con un continuo tira e molla sulla domanda definitiva – Perché questo amore è finito? Perché l’amore finisce? – a cui ovviamente non c’è risposta. Qualche attimo di verità arriva sul finale, dopo le lunghe sequenze urlate, con gli amanti sfiniti e straziati dallo scontro. Con la riconciliazione che sembra lì, a portata di mano, e che è invece una chimera.

Se solo Paschos ci fosse arrivato diretto, senza giri di parole, cercando lo spettatore attraverso un racconto sincero e non con uno sguardo in macchina fighetto, allora Afterlov avrebbe potuto essere un’opera intima, dolcissima e dolente.
Ma purtroppo siamo in tempi strani, in cui anziché guardare negli occhi l’altro preferiamo rimirarci allo specchio…

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