"Looper – In fuga dal passato", di Rian Johnson

joseph gordon-levitt e paul dano in Looper

Un film attraversato costantemente da un lacerante sentimento di perdita e abbandono, indipendentemente dall'epoca di appartenenza dei suoi personaggi. Il viaggio nel tempo è solamente un pretesto narrativo, in grado di proiettare Looper verso territori più consapevoli e dolorosi. Un piccolo miracolo di intelligenza filmica.

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joseph gordon-levitt e paul dano in LooperQuando le sue sceneggiature sono al servizio dei film (e non viceversa), e quando le storie da parola scritta si trasformano in immagini, idee che nascono e vivono sullo schermo, il cinema americano riesce ancora a dimostrarsi in grado di manipolare i generi e a reinterpretarli in maniera sopraffina. Del resto infatti, preso come un semplice film di fantascienza in senso stretto, Looper potrebbe sembrare fin troppo ligio al suo copione: parco di momenti visionari e concitati, e fin troppo soggiogato da una scrittura che guida l’incedere degli eventi attraverso quel sentiero comunemente definito intreccio, trama. Più attento a scrivere una storia, insomma, piuttosto che a mostrarla. Errore. Non è così, per fortuna: la realtà è che il film di Rian Johnson si dimostra sorprendente per quello che è, ossia un miracolo di intelligenza pura e semplice. Quello che sulle prime sembrava un action fantascientifico sul tema dei viaggi nel tempo e i suoi paradossi, in realtà abbandona l’argomento (fin troppo abusato) dopo il primo quarto d’ora, necessario per definire i contorni generali della vicenda e peraltro perfettamente riassumibile già dal trailer.

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Nel 2072 i viaggi nel tempo sono una realtà dichiarata fuorilegge, ormai utilizzata solamente dai boss mafiosi per spedire i concorrenti non graditi nel 2042, dove i sicari al loro servizio (i looper, appunto) uccidono le vittime provenienti dal futuro. Un metodo sicuro ed infallibile per non lasciare alcuna traccia del crimine commesso, al punto che gli stessi looper sanno di dover uccidere prima o poi il proprio io invecchiato di trent’anni, spedito indietro nel tempo come da contratto, insieme a una lauta liquidazione per poter vivere più che agiatamente gli anni successivi. Una chiusura del cerchio che arriva per tutti coloro che hanno scelto di fare questo mestiere, uno dei pochi davvero remunerativi in una società dove l’impoverimento della popolazione ha raggiunto un livello insopportabile. Ed è appunto quello che succede al protagonista Joe (Joseph Gordon-Levitt), quando si ritrova a dover eliminare sé stesso (Bruce Willis): ma qualcosa di strano sta succedendo nel 2072, perché c’è un nuovo e pericoloso capomafia che sta improvvisamente chiudendo tutti i contratti con i looper, e il Joe del futuro non ha affatto intenzione di arrendersi facilmente.

bruce willis in looperDate queste premesse, Looper cambia registro e si evolve in continuazione, grazie a una freschezza di script che è una vera e propria fucina di idee e suggestioni più contemporanee che fantascientifiche: Johnson liquida frettolosamente il suo debito di partenza con Terminator (il dialogo nel granaio tra Gordon-Levitt e Emily Blunt ne ricorda uno, memorabile, tra Michael Biehn e Linda Hamilton nel primo capolavoro di James Cameron, ma qualsiasi altro riferimento finisce qui) e prosegue dritto per la sua strada, dipingendo un inquietante affresco del futuro che ci attende, fatto di aspettative ridotte al minimo (i looper…) e di povertà per la maggior parte della popolazione. Come in In Time di Andrew Niccol, ma più attento a nascondere le proprie allegorie e  metafore, Looper cela nelle sue pieghe un grande affresco umano, dove il comun denominatore di tutti i suoi personaggi è la perdita, l’abbandono. Tutti cercano disperatamente di riconquistare qualcosa che hanno perduto, indipendentemente dalla propria epoca di appartenenza: come nel più classico dei melò, il dolore diventa motore narrativo e deus ex-machina scatenante degli eventi, generando un vortice di violenza che semina nel presente (cioè nel 2042) le cause degli orrori che sfoceranno nel futuro. Per Johnson la chiusura del cerchio diventa quindi un gesto di altruismo e di sacrificio inaudito che riguarda tutti, a conclusione di una vicenda appassionante che non lascia mai un attimo di tregua, e che si dimostra capace di percorrere anche le strade più scomode e meno riappacificanti (come alcune scelte compiute da Bruce Willis: vedere per credere). Un intrattenimento adulto che non si lascia mai sopraffare dalla sua costruzione narrativa, elaborata ma mai fine a sé stessa. Quel che basta a fare un grande film.

 

Titolo originale: Looper

Regia: Rian Johnson

Interpreti: Joseph Gordon-Levitt, Bruce Willis, Emily Blunt, Jeff Daniels, Paul Dano, Piper Perabo, Pierce Gagnon, Nick Gomez, Frank Brennan, Xu Qing

Distribuzione: Walt Disney Pictures Italia

Durata: 119’

Origine: USA/Cina, 2012

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