L’ora legale, di Salvo Ficarra e Valentino Picone

La traiettoria concettuale e politica del cinema di Ficarra e Picone, trova il suo deflagrante compimento ne L’ora legale, in tutta la sua demenziale e paradossale disperazione.

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Sin dalle loro prime apparizioni sulla televisione nazionale (ricordiamo i due paradossali comunisti vintage de L’ottavo nano) Ficarra e Picone hanno sempre dimostrato di voler sfruttare la propria comicità per portare avanti un discorso politico chiaro, giocando con l’invadente idea comune di sicilianità. Con i loro personaggi e con le loro gag, il duo, negli ultimi quindici anni, ha trasmesso e sovvertito l’immagine di una Sicilia stanca, pigra e immobile, depotenziando, attraverso l’iperbole, miopi stereotipi. Questa traiettoria concettuale, già ben enfatizzata dal precedente Andiamo a quel paese, trova il suo deflagrante compimento ne L’ora legale. La Sicilia dei due comici, spesso rappresentata in fittizi, e per questo universali, paesini traboccanti di barocco e edilizia popolare, è l’ambientazione ideale per ciniche favole dove Ficarra e Picone volteggiano con naturalezza ostentata.

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l'ora legale eleonora de lucaQuesta volta, però, la coppia fa un nuovo e importante passo sulla strada del paradossale. Se tutti i film precedenti, sfruttavano spunti iniziali per costruire racconti comici, misurati, sempre inseriti nel contesto conciliante (anche se, nel loro caso, leggermente provocatorio) della nuova commedia italiana, questa volta Ficarra e Picone scelgono di seguire l’esempio dell’estremo Qualunquemente di Albanese/Manfredonia. Come nelle avventure del terribile Cetto La Qualunque, la provincia meridionale (sineddoche di tutta l’Italia) de L’ora legale diventa un non-luogo osceno, una sorta di scenario ucronico e post-atomico, dove il futuro è un vuoto pneumatico e gli onesti sono cannibalizzati. Oltre alle parodie, alla facile satira sociale e politica (i vigili assenti costretti a lavorare, l’invadente l'ora legale ficarra e piconeraccolta differenziata) e ai riferimenti all’attualità (il bravo sindaco interpretato da Vincenzo Amato è l’incompreso Ignazio Marino o la confusa Virginia Raggi?) il messaggio della pellicola è senza appello: non c’è speranza. Quasi un negativo rispetto alla Roma sporca salvata dal novello Jeeg Robot di Nicola Guaglianone (co-sceneggiatore del film).

In questo racconto dell’orrore, le solite acrobazie verbali dei due comici e i loro, fin troppo, oliati meccanismi trovano, ancora una volta il terreno, fertile e ideale, come a dimostrare la possibilità di nuove, efficaci, soluzioni creative anche nelle zone del demenziale. Una nuova via che, dopo questo successo commerciale, potrebbe rivelarsi la salvezza rispetto a una deriva nella prevedibile monotonia artistica.

Regia: Salvo Ficarra, Valentino Picone
Interpreti: Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Vincenzo Amato, Leo Gullotta, Antonio Catania, Tony Sperandeo, Sergio Friscia, Eleonora De Luca, Ersilia Lombardo, Alessia D’Anna, Francesco Benigno, Marcello Mordino, Paride Benassai, Gaetano Bruno, Alessandro Roja
Distribuzione: Medusa

Durata: 92′

Origine: Italia, 2017

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