"Lord of War", di Andrew Niccol

Ogni passo di Niccol è un passo in avanti del cinema, un saggio teorico sulla visione come l'ultimo De Palma si sogna di fare, e contemporaneamente uno studio morale sul personaggio che svetta dove l'ultimo Scorsese arranca.

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Cos'è un'arma di distruzione di massa? Fa più morti una testata nucleare sbandierata come spauracchio o una tonnellata di mitragliette UZI venduta effettivamente ogni giorno in ogni angolo del mondo da qualche trafficante dalle mille identità, che viaggia con la libera circolazione del denaro, essendo denaro egli stesso? Uno, nessuno o centomila signori della guerra? Il nuovo film di Andrew Niccol è tutto un (apparente) mutare di volti e nomi, di lingue e valute, di molteplicità celate dietro l'unico e di unici celati dietro la molteplicità: come a dire quanto l'identificazione di UN nemico sia oggi problematica, se non impossibile. L'ossatura è quella del gangster movie: la perdizione morale di un antieroe raccontata dal suo punto di vista, con il labbro innocentemente pendulo di Nicholas Cage e una narrazione soggettiva, fondata sulla voce over, a metterci dove mai vorremmo stare: dalla parte del trafficante d'armi, l'innominabile contemporaneo, la cattiva coscienza della politica, il paladino della finanza creativa. La sceneggiatura di The Truman show, Gattaca, la prima parte di Simone: ogni passo di Niccol è un passo in avanti del cinema, un saggio teorico sulla visione come l'ultimo De Palma si sogna di fare, e contemporaneamente uno studio morale sul personaggio che svetta dove l'ultimo Scorsese arranca. Lord of war, come forse soltanto Collateral tra i casi recenti, sa coniugare fluidità narrativa e densità teorica con la naturalezza dei classici. L'arco temporale che intreccia trent'anni di vita del protagonista con la storia mondiale, gli immancabili echi shakespeariani (Macbeth), l'immediata perfezione di alcune sequenze memorabili (i calcoli di Juri seduto sulla statua di Lenin, l'atterraggio d'emergenza in Sierra Leone) parlano di questa sospensione classica dal tempo proprio in un film che in apparenza, non diversamente da molte uscite di quest'anno, si aggancia al rimorchio dell'attualità ma che riesce, diversamente da quelle, a non immolarsi alla cronaca. E un pizzico di ostentazione e vanità (non è un timido, Niccol) risulta, per una volta, commisurato alla reale importanza dell'assunto: se come lo scrivente scalpiterete per un'ora e mezza lamentando l'omissione di coperture politiche nella vicenda, abbiate pazienza: il finale a chiave (usato con intelligenza, come non sempre accade) vi obbligherà a rileggere tutto il film. Uno di quelli che ricorderemo, a conti fatti.

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Titolo Originale: id.


Regia: Andrew Niccol


Interpreti: Nicholas Cage, Jared Leto, Bridget Moynahan, Ethan Hawke, Ian Holm, Sammi Rotibi


Distribuzione: I.I.F


Durata: 120'


Origine: Usa, 2005

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