L’uomo che non cambiò la storia, di Enrico Caria

Il film lavora sulle pieghe segrete della storia e sceglie un punto d’osservazione originale. La sua specificità gli consente di distinguersi da altre opere del genere.

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Distribuito dall’Istituto Luce il film Cinecittà di Enrico Caria è una piccola sorpresa. Sotto due profili. Il primo appartiene alla sua natura e sotto questo aspetto ci pare costituisca un esperimento riuscito di ibridazione tra documento storico, aplomb televisivo con tanto di divulgazione, senza alcuna pedanteria e uno sviluppo narrativo che possiede una certa tensione tutta legata alla evoluzione dei fatti, complice un testo ben architettato e L'uomo che non cambiò la storiamisuratamente ironico.
Il secondo profilo appartiene alla conoscenza del personaggio di cui si narra la vicenda il prof. Renuccio Bianchi Bandinelli, storico dell’arte, archeologo e oppositore segreto del regime fascista, nonostante fosse tenuto in grande considerazione per le sue qualità dagli stessi apparati di Stato e da Mussolini, primo fra tutti.
L’uomo che non cambiò la storia racconta dei sette giorni trascorsi dal professore Bianchi Bandinelli quando, nel 1938 Hitler venne in vista in Italia. Il regime aveva bisogno di qualcuno che accompagnasse il Führer durante le visite ai musei e ai luoghi d’arte e ne spiegasse i temi. L’unico che avrebbe potuto assolvere questo compito era proprio Bianchi Bandinelli che venne convocato una prima volta in gran segreto senza che gli venisse svelata la ragione della convocazione. Conosciuto il motivo, controvoglia e solo dopo caute riflessioni decise di indossare fez e camicia nera e prestarsi al gioco del regime. La sua anima cattolica e il suo antifascismo marxista furono messi a tacere dalle giustificazioni del Papa da una parte e di Croce e Togliatti dall’altra. Così il professore, archeologo suo malgrado decise di accettare l’invito romano e senza troppa fretta si recò a Roma per l’organizzazione della parata.
Furono per Bianchi Bandinelli sette giorni vissuti fianco a fianco con i due dittatori, con il segreto di desiderio di mettere in atto qualcosa che potesse mutare davvero la storia del mondo, ma risoltasi solo con una impietosa valutazione dei due dittatori che il molto critico Bianchi Bandinelli annotò sui

L'uomo che non cambiò la storia, cariasuoi taccuini. Le sue parole ci consegnano di Hitler e Mussolini un ritratto personale che non lascia spazio a repliche tanto è sinteticamente e puntualmente motivato.
La sceneggiatura del film, firmata dallo stesso Enrico Caria (L’era legale, Vedi Napoli e poi muori) è stata tratta dal racconto di Bianchi Bandinelli di quei sette giorni in Il viaggio del Führer in Italia. Il film conserva quest’anima ironica e tagliente, mutuata sapientemente dallo scritto dello studioso e attraverso una ricerca accurata di materiali d’archivio ricompone in poco più di 75 minuti serrati la vicenda, il ritratto dei due dittatori. Mussolini appare ignorante e superficiale, per nulla interessato alle opere d’arte che da Roma a Firenze si fanno visitare a Hitler. Una meschinità d’animo e una incapacità a cogliere la bellezza sembra connaturata al Duce d’Italia. Hitler, invece, che vanta improbabili e inefficaci trascorsi artistici, quando nella Vienna di inizio secolo tra un muro e una casa da imbiancare si L'uomo che non cambiò la storia_1dilettava a realizzare tele che mai nessuno ha acquistato, con la sua postura dimessa e servile, come scrive lo stesso storico dell’arte, mostrava interesse verso quanto vedeva e annotava, sicuramente, le opere d’arte che avrebbe voluto depredare in Italia per arricchire la Germania e il maestoso museo con un fronte di oltre mille metri che aveva in mente di realizzare.
Caria lavora sulle pieghe segrete della storia, da un punto d’osservazione originale, conferendo al suo lavoro un’altrettanta specificità che consente al film di distinguersi da altre opere del genere. Claudio Bigagli presta la propria voce allo studioso d’arte trasferendo nel tono l’ironia distaccata delle sue annotazioni. I disegni marcati di Spartaco Ripa, integrano efficacemente le ricostruzioni delle psicologie dei protagonisti della vicenda. Un’indagine che scopre un personaggio e un evento che sembra condensare, senza troppi giri di parole, il senso di un ventennio oscuro e il profilo di due personaggi così mediocri nello spirito e così decisivi per le sorti dell’umanità. Caria riesce a tirare fuori la meschinità dei protagonisti di quei sette giorni chiedendosi cosa sarebbe accaduto alle sorti del mondo se non ci fossero stati i due dittatori. Ma le risposte, ormai lo sappiamo, cadono nel vento.
Di quelle giornate quindi resta la cronaca del professore Bianchi Bandinelli e in quelle stesse ore a Roma, in quella che rimane Una giornata particolare, Antonietta e Gabriele scoprivano, complice l’indimenticato Ettore Scola, forse un antidoto alla propria solitudine.

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Regia: Enrico Caria
Voci: Stefano De Sando, Claudio Bigagli
Origine: Italia, 2016
Distribuzione: Luce

Durata: 76’

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