Mal di pietre, di Nicole Garcia

Un mélo che si basa sui divismi di Marion Cotillard e Louis Garrel, che la regista non sembra pero’ in grado di padroneggiare nella struttura, nei toni, nella risoluzione finale.

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E’ evidente sin dalle prime sequenze del film, che Nicole Garcia ha intenzione di costruire l’intera impalcatura formale della sua storia intorno alla prova tutta nervi e reattivita’ fisica di Marion Cotillard, forse una volta di troppo impegnata negli ultimi anni in un ruolo femminile problematico, contrito, sempre sul confine labile tra la luminosita’ del suo fascino lunare, e l’oscurita’ della depressione celata dietro quello sguardo triste. Questo non le impedisce di donarsi all’obiettivo di Garcia con la consueta performance generosa e totale, che piu’ di tutto serve qui a ricordarci quanto un genere come questo possa funzionare solo se supportato da un’arma sempre potentissima come il divismo.
mal di pietre Alex Brendemühl, Marion CotillardE’ chiaro che una storia che segue i canoni d’appendice come quella di Mal di pietre, con tutto il suo carico di sentimenti ultracaricati e giravolte narrative grossolane, di contrasti elementari e momenti di climax straziato, da quando esiste il cinema o ancor prima il melodramma si tiene su unicamente grazie al gioco di eludere, tirare fino al massimo e poi eventualmente soddisfare le aspettative spettatoriali: ed e’ qui che entrano in ballo i divi. Senza divi non avremmo avuto il mélo (e viceversa?), e senza la promessa di una sequenza hot tra Cotillard e Louis Garrel non avremmo il film di Nicole Garcia.
Nulla di male in questo, e’ una strategia che da sempre regala pietre miliari, e poi tutta la prima sezione campagnola con la nostra Gabrielle sempre accaldata e svestita e incontenibile, come un personaggio di un tardo Vadim bucolico (torna spesso alla mente Helle’, che pure aveva in copione un reduce dell’Indocina, come la figura interpretata qui da Garrel), setta apertamente il mood dal punto di vista di una carnalita’ sempre suggerita e puntualmente rimandata – e infatti tutto l’inghippo, mutuato dal romanzo dell’italiana Milena Agus, si incastra sulla notte di passione tra Gabrielle e questo soldato incontrato nel centro termale durante il soggiorno curativo a cui la donna e’ stata costretta dal marito per via della sua calcolosi (il “male di pietre” del titolo originale).

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mal di pietreEcco, Garcia dimostra malauguratamente di non padroneggiare i toni e le sfumature di questo feuilleton dei nostri giorni, fallendo nel tentativo di donare a queste scorribande d’amore un respiro piu’ ampio dato dalla struttura cronologica a flashback incrociati e dal susseguirsi delle ambientazioni (il paese, la casa sul mare, il centro di cura, la cornice del viaggio in auto verso Lione…).
La motivazione principale e imperdonabile e’ l’essersi focalizzati ostinatamente sui particolari, sui dettagli da rovesciare (altra tecnica pura del mélo, certo) per indirizzare la risoluzione della vicenda verso una rivelazione shock ad effetto di quelle che puoi sopportare solo se il grado di ebollizione viene perseguito su tutte le immagini che lo hanno preceduto.
Ricadendo nel difetto di sue regie precedenti come L’avversario, Garcia dimostra al contrario, tenendo a freno l’esondare dei sentimenti fino allo sbrigliamento finale, di tenere al colpo di scena conclusivo non perche’ affezionata alle sorti delle sue creature gia’ parecchio sconquassate (quante ne passa senza reagire il taciturno marito Jose’, vero eroe nascosto di tutta la vicenda?), quanto per l’indifendibile compiacimento verso il capovolgimento del puro dato narrativo, il colpo definitivo alle emozioni dello spettatore. Che noia.

Titolo originale: Mal de pierres

Regia: Ncole Garcia

Interpreti: Marion Cotillard, Louis Garrel, Alex Brendemühl, Brigitte Roüan

Distribuzione: Good Films

Durata: 116′

Origine: Francia 2016

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