Maze Runner. La rivelazione, di Wes Ball

La terza parte della trilogia tratta del romanzo di James Dashner, anche stavolta diretta da Ball, cerca di chiudere un ciclo, oppure di raggiungere un senso e di non diventare “another teen movie”

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Questa sarebbe dovuta essere la Rivelazione. L’arca perduta, il tesoro dell’arcobaleno, la luce alla fine del tunnel. Almeno così annuncia il titolo di Maze Runner – La rivelazione, ultima parte della trilogia di film tratti dai romanzi di James Dashner – Maze Runner, il labirinto (2014) e Maze Runner, la fuga (2015) – sempre diretti dal regista americano Wes Ball. Il terzo pezzo di questo ingranaggio – dove i ragazzi, comandati da Thomas (Dylan O’Brien) dopo essere scappati dal dominio dell’organizzazione WKCD, provano a salvare le ultime vittime e mettere fine alla epidemia che trasforma gli umani in zombie – continua a muoversi anche essendo un po’ in riserva d’olio, forse cercando di chiudere un ciclo, oppure di raggiungere un senso che lo faccia diventare qualcosa che vada oltre il luogo comune.

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Essendo il cineromanzo per giovani la vera invasione cinematografica degli ultimi anni – con l’espansione alla velocità della luce del modello Twilight, Hunger Games e Divergent –  la rivelazione definitiva sarebbe, a questo punto, capire cosa rende il film di Wes Ball un corpo che abbia qualcosa d’aggiungere e “not another teen movie” diviso in tre. Ricerca che diventa pure un atto di fede, avendo la fiducia che ogni pezzo cinematografico, ogni immagine in movimento, può rendersi un terreno fertile dove fare un nuovo salto nel vuoto.

E appunto, tutto comincia con un salto su un corpo in movimento. Subito all’inizio, i nostri

maze runnerragazzi inseguono un treno in uno spazio di passaggio, come una nuova conferma -forse voluta oppure incosciente – di quanto sia fondamentale l’immaginario del lontano “The Great Train Robbery” per capire pure il canone adolescente contemporaneo. Così come loro – che cercano di salvare un amico, prigioniero dentro il treno, da un viaggio senza ritorno – il film sembra di voler raggiungere qualcosa che non si ferma, che non aspetta. Una continuità che gli sfugge, che si muove troppo veloce perciò non si riesce a capire bene.

Ma comunque va avanti, come un treno sempre in linea retta, dove conosciamo già ogni fermata e anche la stazione finale. Poi, il viaggio diventa una implosione di cliché del genere, dove convergono pezzi di altre storie, di Matrix, Mad Max, Contagion e pure Blade Runner, frammenti “rubati” che anche se messi insieme raggiungono una certa coerenza, si riconoscono come alieni e rimangono così, isolati, senza arrivare mai a diventare parte di un tutto.

DeathCureLa salvezza, oppure la “cura della morte” (in inglese, il titolo del film è Maze Runner- The death cure) sembra trovarsi nella motivazione dei personaggi. Questa volta, lontano dai grandi ideali o dalla convinzione di poter salvare il mondo, ciò che li spinge è qualcosa molto semplice e anche un valore profondamente adolescenziale: l’amicizia e la lealtà. Ogni salto nel vuoto, ogni rischio della vita, ogni azione eroica è fatta per salvare un amico in difficoltà, e invece il senso di fallimento arriva non con la perdita di un ideale o di una battaglia, ma con il tradimento e la slealtà. Mentre gli zombi si espandono senza sosta, i “migranti” sono lasciati fuori le “mura” e cercano di sopravvivere nei confini, improvvisando una specie di società parallela, e i soliti sospetti continuano a credere di aver il controllo e il potere di salvare l’umanità da qualsiasi forza della natura, i giovani protagonisti hanno un problema più importante da risolvere: salvare un amico.

Ed ecco la rivelazione che potrebbe salvare la dimensione Maze runner dalla collisione del treno, dalla condanna all’oblio: invece di voler cambiare il mondo e perdersi nei riferimenti e nell’immaginario già visto mille volte, avere il coraggio di mostrare la propria vera essenza. Con la consapevolezza che nella semplicità e nella banalità del canone adolescenziale c’è anche un qualcosa di bello. Lasciare che il cineromanzo per giovani sia quello che è, non più, non meno.

 

Titolo originale: Maze Runner – The death cure
Regia: Wes Ball
Interpreti: Dylan O’Brien, Kaya Scodelario, Aidan Gillen, Thomas Brodie-Sangster
Distribuzione: 20th Century Fox 
Durata: 141′
Origine: USA, 2018

 

 

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