#MDW2018 – Zebra Crossing al Fuorisalone di Milano

La tecnologia sentimentale sarà la nuova frontiera: dal Salone di Rho ci spostiamo in giro per la città di Milano alla ricerca di una tecnologia visionaria in grado di fornire un’idea di futuro

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Come ogni anno capita di chiedersi cosa si cerca, o si spera di trovare, percorrendo le vie che ospitano le presentazioni e le installazioni del Fuorisalone durante la design week (QUI invece la nostra puntata dentro il Salone del Mobile 2018). Un accostamento di colori per ridipingere le pareti casa? Un’idea etica o estetica (il che a volte è lo stesso) che sottragga alla noia i nostri appartamenti? O addirittura un’idea di futuro? God, give Us a sign, or at least Some Design.

Il futuro che entra nelle nostre vite dovrebbe avere forme meravigliose e spiazzanti, regalateci da una tecnologia visionaria come quella della Smog Free Tower di Daan Roosegaarde, il cui progetto è ospitato al Superstudio di via Tortona. Una torre che purifica l’aria della zona circostante con un procedimento di ionizzazione a basso consumo energetico, simile a quello degli impianti di depurazione degli ospedali: un elettrodo rilascia ioni posit

ivi che si legano alle particelle di carbonio, mentre un contro-elettrodo cattura lo smog che, pressato in piccoli cubi, diventa il nucleo di gioielli minimali. L’idea di Roosegaarde è di un paio di anni fa, e malgrado l’interesse del governo cinese, le torri non si sono ancora moltiplicate, le polveri PM10 e PM2.5 invece sì. Intanto l’anello esposto al Superstudio piace moltissimo. In fondo anche i diamanti nascono dal carbonio, non tutti però hanno nel proprio DNA la memoria di una giornata a Pechino.

Lo smog ha a che fare con l’olfatto, il più dimenticato dei sensi, mentre in un prossimo futuro sicuramente non sarà trascurato il tatto, con tutte le sollecitazioni che l’innovazione tecnologica potrà offrire. Proseguendo le vie di Milano si incontrano polimeri che reagiscono al tocco di una mano e schiume prodotte da batteri (Ventura Future, Viale Abruzzi 42). E ancora alghe – quelle infestanti, senza nessuna prerogativa “nobile”, trasformate per mezzo di batteri e azioni elettrolitiche in fibre morbide o resistenti, di varia consistenza e colore (Burg Giebichenstein – University of Art and Design Halle).

Mentre gli elettrodomestici di uso comune pare siano spinti da una voglia sempre crescente di comunicare con gli umani, dando indicazioni, segnalando, avvertendo, informandoci e, sostanzialmente, riempendoci di parole, si ha la sensazione che la ricerca stia giù puntando ad altro, al di là della necessità dell’informazione.
La comunicazione assume allora una valenza ludica o narrativa, come il pianoforte dell’installazione Crystal Rain, realizzata da Kawai in collaborazione con l’artista Takahiro Matsuo: il Crystal Grand Piano “galleggia” sull’acqua e ogni nota accende una pioggia di luce che permea l’ambiente creando un’esperienza immersiva fra arte e tecnologia.

La tecnologia è esibita quando racconta qualcosa, anche il ribaltamento delle nostre consuetudini estetiche, come nella Circuit Collection di Claudio Larcher e Filippo Protasoni per Clique: gli elementi elettronici che rendono possibile il funzionamento dei dispositivi che ci circondano – come veri e propri organi interni – fanno mostra di sé tramite supporti di marmo la cui spoglia sobrietà contrasta con i micro circuiti multicolor.

L’elemento tecnologico di questi piccoli oggetti realizzati in marmo – lampade interattive, smartpot e joypad – ridefinisce l’identità d’uso di un materiale “nobile” al di là delle opere commemorative, e riassume lo stato dell’arte e della ricerca nell’ambito del design.

Ma una vera piccola sorpresa è The Tower of Turning Stories di Judith Van Jersel & Ralf Gloudemans, un progetto partito qualche mese fa al Koning Willem I College come una vera e propria sfida: Progetta e produci un prodotto interattivo e sostenibile all’interno del tema “Rifugiati”.
Il risultato è un contenitore che svela racconti ed esperienze al tocco di chi vi si avvicina e ne apre i vari comparti destinati a raccogliere i nostri oggetti da riporre, ma capaci di offrirci contemporaneamente un contenuto che crea una connessione emotiva con chi, forzatamente, non può più disporre di alcun luogo in cui conservare le proprie cose.

La tecnologia sentimentale sarà la nuova frontiera.

 

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