"Memorie di una Geisha", di Rob Marshall

Rob Marshall (premio Oscar nel 2003 per “Chicago”) non rinnega il suo cinema che aspira all'eterno e all'immutabile, che considererebbe degne del suo sguardo solo l'essenza e la forma: ma è il particolare a contrapporsi con la sua "teatralità", prestandosi come strumento privilegiato di conoscenza.

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Rob Marshall (premio Oscar nel 2003 per Chicago) non rinnega il suo cinema che aspira all'eterno e all'immutabile, che considererebbe degne del suo sguardo solo l'essenza e la forma: ma è il  particolare a contrapporsi con la sua "teatralità", prestandosi come strumento privilegiato di conoscenza. Dalla storia di un amore impossibile del romanzo Memorie di una Geisha, di Arthur Golden, best seller nel 1997 (tradotto in 32 lingue), il mélo è un'impeccabile macchina coreografica, prodotto da Spielberg, con le maggiori dive cinesi più "esportate" che hanno indignato i giapponesi, vedendole girare nei quartieri "shitamachi" (città bassa), in cui s'insegna l'arte della seduzione, dell'intrattenimento, incarnando il mito nazionale tra i più sacri e antichi. Lo spettacolo è una prigione, un set blindato (quasi tutto è stato riprodotto negli studi della Dreamworks, in California), un empirico e riduzionistico mondo geometrico, in cui i corpi si prestano come figure piane (o piatte), lo spazio come una carrellata di quadri estetizzanti, il movimento come semplice processo di traslazione da un punto a un altro senza alcuna mutazione qualitativa. È una macchina da guerra fredda che riduce la natura umana a masse in movimento in cui la storia dei sentimenti messi in scena rifiuta  lo stile contemplativo, lirico, senza mai soffermarsi su una natura non indifferente ai moti dell'animo. È cinema che, nello stesso istante, non (ri)conosce i propri limiti, assegnandosi come compito la scoperta definitiva e insuperabile di un eterno mondo di essenze, attraversando la storia a cavallo della Seconda Guerra mondiale, quando il mondo dei kimoni pregiati, dei piedi costretti a sanguinare, di quella maschera di sofferenza piegata al piacere altrui, s'intreccia con il Giappone occupato e la scomparsa di quelle "porcellane" seducenti ormai poco più che prostitute che battono la strada della rovina e dell'odio. Marshall segue il percorso tortuoso dell'inconciliabilità di codice (forma) e passione, di interno ed esterno.                        

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La forma però è ancora una prigione: non è solo quella del corpo perfetto e desiderato o del sistema di regole che governa la società ma, è anche l'assenza di porte scorrevoli pronte ad accogliere luce, aria, vita, tormento, perdizione, buio. Una debole sventagliata porta via solo la superficie patinata di una trasposizione ambiziosa in cui la donna oggetto di spettacolo si fa soggetto della narrazione stessa. Forse "ingiustamente" viene da ricordare uno dei capolavori di Mizoguchi, Vita di O-Haru, in cui la donna galante "è data in pasto allo spettacolo", proprio nel momento in cui assume su di sé il ruolo di narratore delle proprie memorie. Marshall non lascia mai la presa, egli stesso preda della schematica spettacolarità, ingombra i  ricordi di chi racconta  che faticosamente riesce a farsi depositaria della sua storia, (denu)dandosi allo sguardo di chi guarda e ascolta. Marshall accentua la distanza tra spettatore e autore, per esaltare le finezze di quest'ultimo. L'espressività geisha è lapidaria e coglie nel segno, sposandosi col silenzio, traducendo quel momento e quella impressione, nell'immediatezza dell'attimo. In questo cinema il vuoto non vibra: non il vuoto dell'assenza, e della privazione, bensì lo spazio della pienezza incomparabile dell'esistenza, che ne traduce la fondamentale ricchezza. Il cinema, alle volte, potrebbe essere anche uno specchio vuoto iscrivendosi nello spazio senza simboleggiare nulla come un'immagine opaca e priva di riflessi. 

Titolo originale: Memoirs of a Geisha


Regia: Rob Marshall


Interpreti: Ziyi Zhang, Gong Li, Michelle Yeoh, Ken Watanabe, Tsai Chin, Togo Igawa, Youki Kudoh, Kenneth Tsang


Distribuzione: Eagle Pictures


Durata: 140'


Origine: USA, 2005

La_stagione_2005/2006

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