Merci Patron!, di François Ruffin

Ruffin mette il dito nella piaga svelando il gioco illusorio del mondo di Bernard Arnault. Da un lato il mondo del lusso, dall’altro le lacrime e il sangue del proletariato e del sottoproletariato

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Il ricco e il povero sono fratelli, e il fratello ricco si chiama Caino. Oscar Wilde

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Proletari di tutti i Paesi unitevi! In cinque atti più un epilogo François Ruffin, caporedattore del giornale satirico Fakir confeziona un documentario grottesco sui fatti e misfatti che stanno dietro l’impero economico di Bernard Arnault, imprenditore che sta a capo della LVMH (sigla dietro la quale sono raccolte tra le più importanti marche del lusso ed extralusso). In tempi di crisi economica mondiale i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Puntare su un mercato elitario e nello stesso tempo delocalizzare la produzione è una scelta che a lungo termine non può che rivelarsi vincente. Il prezzo è però altissimo in termini di licenziamenti, riorganizzazioni e sfruttamento di mano d’opera a basso costo.

Ruffin vuole verificare con i fatti gli effetti devastanti di questo neocapitalismo d’assalto: visita le fabbriche tessili francesi ormai dismesse, intervista ex dipendenti e sindacalisti, si accerta se è vero che per un vestito che costa 1000 euro la mano d’opera bulgara venga pagata 30, cerca un dialogo con il grande patron irrompendo nella assemblea degli azionisti con addosso la maglietta simbolo I Love Bernard, vuole chiarimenti sullo spostamento della sua residenza in Belgio. L’incontro è naturalmente impossibile. E anche se il tono è scherzoso dalle parole dei lavoratori traspaiono una amarezza e una rabbia che sono quelle dello sfruttato verso lo sfruttatore. L’alleanza politico-imprenditoriale ha creato un muro difficile da abbattere e un giro d’affari miliardario che non può essere certo scalfito dall’inchiesta di un minuscolo giornale.
Ruffin però non si scoraggia e organizza un pacco-contropacco ai danni dei poteri forti al ritmo di ballate e canzoni (Quand Les Cigares di Loic Lantoine e Merci Patron! di Les Charlots che dà il titolo al film) più vicine all’opera buffa di Dario Fo che al tanto citato modello di Michael Moore. Ruffin prende a cuore la storia della famiglia Klur, ridotta sul lastrico proprio dalla New Economy del magnate francese, e organizza un grande bluff che riesce perché nella società dello spettacolo l’immagine è tutto. Arnault e i suoi collaboratori credono veramente che dietro Fakir ci possano essere orde di lavoratori e sindacalisti pronti a marciare contro il mega evento Le Giornate Speciali, il “dietro le quinte dei sogni”.

Come diceva Oscar Wilde, dietro tante biografie di successo si nascondono mostruosità innominabili, e Ruffin mette il dito nella piaga svelando il gioco illusorio dei profumi, degli abiti d’alta moda e dello champagne. Da un lato il mondo dell’extra lusso, dall’altro le lacrime e il sangue del proletariato e del sottoproletariato che ha contribuito a creare quell’universo.
La dignità della famiglia Klur, costretta a vivere con 400 euro al mese, si nota in quel mantenere il contegno davanti alla macchina da presa con sinceri momenti di autoironia. La prepotenza degli uomini di Barnard, convinti che ogni uomo ha il suo prezzo e una contrattazione, viene registrata impietosamente dalla telecamera nascosta.
Ruffin propone un’opera coraggiosa e sovversiva e, come Robin Hood, riesce a strappare qualcosa al ricco per donarlo al povero. Il documentario interviene sulla realtà mutandola, il giornalista/regista può, una volta tanto, raccontare un lieto fine. La festa conclusiva è un grande sberleffo a tutti gli abusi di potere, il povero si sgancia dalla morsa del ricco e gli fa il verso. Per qualche momento la classe operaia è stata in paradiso.

Titolo originale: id.
Regia: François Ruffin
Origine: Francia, 2016
Distribuzione: Wanted Cinema
Durata: 83′

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