Metro Manila, di Sean Ellis

Il regista inglese sfrutta il contrasto paesaggistico ed economico delle Filippine per raccontare l’odissea di un uomo in cerca di dignità. Realizzato nel 2013, in sala solo oggi

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Quanto la condizione umana è influenzata dall’ambiente in cui si cresce? Metro Manila sembra sempre girare intorno a questa domanda. E non perché trova la sua ambientazione nel disagio economico della città filippina, ma perché cerca in tutti i modi di seguire il suo protagonista nell’odissea che lo porta dalla campagna alla città. La scelta di Oscar, capofamiglia con due bambine, di trasferirsi dalle risaie del nord delle Filippine è dettata dalla necessità di avere una vita più dignitosa. La dignità scopre però non consistere nel trovare un lavoro ma nell’essere considerato come un essere umano. Questa è la parte più difficile del vivere nel mondo delle metropoli dove vige la legge del più forte e del più furbo, e dove i cattivi non sono realmente tali ma sono soltanto sotto l’effetto dello stato di sopravvivenza. Ecco allora che diventare un esponente delle forze dell’ordine diventa decisamente più complicato che altrove.

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E’ proprio questa capacità dell’inglese Sean Ellis di non giudicare i propri personaggi a mettere in maggiore rilievo l’influenza dell’ambiente, vuoi che sia positiva o negativa. Si intuisce distintamente quanto una determinata decisione sarebbe stata diversa se presa altrove, quanto il peso specifico di quest’ultima sarebbe aumentato o diminuito. Per sottolineare ancora maggiormente questa forza, molto spesso sottovalutata quando si parla delle strade che può intraprendere un uomo, i suoni sono attutiti e sostituiti da una musica leggera che esalta ancora di più l’assetto visivo: le luci, il traffico contrapposte al buio e alla solitudine. Il paesaggio stesso delle Filippine ispira questo tipo di contrasto che il regista ha saputo sfruttare, anche a discapito di intrecci narrativi e caratterizzazione dei personaggi. Il tentativo, infatti, di estrapolare le vicissitudini poco fortunate di Oscar e le poco velate invettive politiche dall’essenza stessa di dove sono state ambientate sarebbe fallimentare, perché niente in questo film può essere equiparato alla forza influenzante del paesaggio. In un circuito indipendente, dove si muove un prodotto come questo, quella di saper sfruttare al meglio una specificità offerta dall’esterno è l’obiettivo più grande.

 

Titolo originale: id.

Regia: Sean Ellis 

Interpreti: Jake Macapagal, John Arcilla, Angelina Kanapi

Origine: Gran Bretagna, Filippine, 2013

Distribuzione: Bunker Hill

Durata: 114′

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