Metti la Nonna in Freezer, di Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi

Metti la Nonna nel Freezer paga la discrepanza recitativa dei suoi due attori protagonisti, il risultato è un film frenato, che fatica a sfruttare la sua potenziale portata comica e grottesca,

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Scrivendo di un film della scorsa primavera (I peggiori di Vincenzo Alfieri) avevamo liberamente ragionato su un nuovo filone della commedia italiana, quello “fuorilegge”, se proprio vogliamo definirlo. Dall’uscita di Smetto Quando Voglio, abbiamo capito che un certo tipo di cinema stava tornando a raccontare e soprattutto a rispondere alla sfortunata condizione italiana: quella del precariato, delle vite arrancate vittime di salari inadeguati, delle lauree sudate e non riconosciute, e così via, per altre tristi strade. Così la commedia, ancella irriverente al servizio della realtà, inventa vie alternative di sopravvivenza, attraverso trame folli ma altrettanto credibili dati i tempi così pazzi (a riprova di questo filone ormai collaudato, sta per uscire anche Io c’è di Alessandro Aronadio).

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Alla morte di Birgit (Barbara Bouchet), la nipote Claudia (Miriam Leone) e le sue colleghe Rossana (Lucia Ocone) e Margie (Marina Rocco) sanno bene che senza la pensione dell’anziana signora, saranno costrette a chiudere la loro piccola azienda di restauro. E quindi a mali estremi, estremi rimedi. La soluzione è a portata di mano: congelare il cadavere della nonna fra i tortellini, e continuare a percepire la pensione. Ma l’imprevisto è sempre dietro l’angolo e si chiama Simone (Fabio De Luigi), finanziere estremamente ligio al dovere, che si innamora di Claudia.

Claudia, come i brillanti ricercatori di Sidney Sibilia, trova insieme alle sue colleghe, un modo per aggirare lo Stato, tutt’altro che premuroso.  Con Metti la Nonna in Freezer, Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi ricalcano in pieno i toni evidenziati di Smetto Quando Voglio: ritroviamo l’esagerazione stilistica dei colori sgranati e gli zoom da videogioco, attaccati al congelatore camuffato come la cassapanca di Nodo alla Gola. Altro tassello in comune, l’estrema cura della colonna sonora, che qui da sostegno portante si trasforma in abbraccio invadente, a cui le scene si abbandonano senza dare il meglio di loro stesse.

Ma l’eccessivo aiutino musicale non è il principale ostacolo alla riuscita della commedia, che fatica a sfruttare la sua potenziale portata comica e grottesca.  L’intoppo è da rintracciare in un dislivello chimico, una discrepanza recitativa fra i due attori protagonisti, che rende Metti la Nonna in Freezer un film dal ritmo frenato e dalle gag poco esplosive. Proprio nella dote in cui più eccelle Fabio De Luig, difetta Miriam Leone, ossia la capacità di vestire come uno smoking l’eleganza e la precisione dei tempi comici. Così mentre De Luigi trascina a mille questa commedia dagli imprevisti adrenalinici, Miriam Leone (a differenza dei personaggi secondari) fatica a stargli dietro, e si sa, se non c’è chimica nella comicità, il risultato è simile a un soufflé un po’ sgonfio. O (ci si perdoni la metafora scontata) ad un film congelato che non riesce a sciogliersi in liberatorie risate di pancia, soprattutto a fronte del lato grottesco della situazione, non esagerato fino al punto in cui danza col riprovevole.

 

Regia: Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi
Interpreti: Fabio De Luigi, Miriam Leone, Lucia Ocone, Marina Rocco
Distribuzione: 01
Durata: 100′
Origine: Italia, 2018

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