"Mi sembrava giusto sottolineare la tragicomicità della vita stessa che ogni giorno ci gira intorno". Incontro con il regista Tonino Zangardi

Il regista racconta la realizzazione di "Prendimi e portami via", dalla scelta dei luoghi e del cast (tra cui il ruolo di Romina) al rapporto con i rom fino al personaggio interpretato da Valeria Golino

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Volevo raccontare una grande storia in un quartiere popolare di Roma; raccontare una Roma che sembra non ci sia. La Roma nel film potrebbe essere una qualsiasi città. Abbiamo voluto anche sfruttare alcuni episodi di cronaca dai quali emergeva una certa intolleranza verso gli zingari e, più in generale, verso gli extracomunitari. Così ho cercato un quartiere popolare con un'architettura recente. Ho girato diversi posti a Roma, ma solo Cinecittà est mi è sembrata adatta alla storia: qui esiste una vita di quartiere, col sapore della popolarità. Inoltre il campo nomadi è stato ricostruito dove alcuni anni fa ne esisteva uno vero.


 


Dove hai trovato Romina?


Ho sempre posto come vincolo, sin dall'inizio, l'utilizzo di veri zingari perché gli zingari hanno un modo di essere e di fare che nessun attore sarebbe in grado di riprodurre fedelmente. Abbiamo girato per tutti i campi rom. Alla fine abbiamo scelto Romina perché ci sembrava una bambina straordinaria. Si è presentata al provino cantando, ballando, recitando poesie. Non abbiamo avuto dubbi su di lei.


 


Dove invece hai trovato Noah?


Abbiamo fatto più di 300 provini, poi ho incontrato Noah a Campo dei Fiori dove faceva fotografie a tutti. Ho cercato e trovato un bambino che esprimesse verità e non un bambino-pubblicità. I bambini possono andare oltre le barriere. A me piace, la loro spontaneità e lavorare il più possibile su questo.


 


Perché la scelta della Golino?


Avrei potuto scegliere un'attrice popolana, però ho subito pensato a Valeria. Lei è completamente fuori dalla realtà del film. Ha interpretato un ruolo lontanissimo dalla sua persona.


 


Il titolo del film si ispira al libro di Ammaniti?


No. Quando ho scritto la sceneggiatura e scelto il titolo del film non avevo ancora letto il libro in questione. Il titolo del film richiama ad una sensazione di riscatto, di attesa passiva.


 


Hai avuto problemi per inserire i brani musicali da te scelti? 


Il brano di Bennato l'ho trovato perfetto nel momento in cui l'ho ascoltavo ad un suo concerto. Con De Andrè è stato più difficile ottenere l'autorizzazione dei parenti. Sono molto rigorosi, non per soldi, ma perché vogliono conoscere il contesto in cui verrà inserito il brano.


 


 

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