Mia madre fa l’attrice, di Mario Balsamo

Un film in prima persona, tra fiction e documentario che Mario Balsamo scrive, dirige e interpreta cercando un non facile equilibrio tra racconto privato e commedia

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Il cinema come chiave psicoanalitica per recuperare il rapporto con la madre, ormai anziana ma ingombrante da sempre. Un film in prima persona, tra fiction e documentario che Mario Balsamo scrive, dirige e interpreta cercando un non facile equilibrio tra racconto privato e commedia. Una sorta di Caro Diario – ma il riferimento più corretto sarebbe Mia Madre –scanzonato e sussurrato, che scivola via in 78’ affettuosi e leggermente malinconici. Un po’ come il precedente Non siamo come James Bond, la formula è quella del “viaggio”, attraverso i ricordi, le sequenze di un film “perduto” e i luoghi del passato da riattraversare, ripensare e mettere in scena.

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Come dimostrano alcuni video famigliari girati nel 1996, Balsamo coltivava l’idea da almeno vent’anni: fare un film su sua madre, Silvana Stefanini, attrice di alcuni film italiani negli anni 50 tra cui il noir La barriera della legge con Rossano Brazzi, che lei non ha mai visto e il cui ritrovamento diventa quasi l’espediente su cui costruire questo road movie casalingo – dove Balsamo è abbastanza abile nel tenere i toni su un marcato sentimento umile e autoironico. Ci sono i set del vecchio film rivisitati dalla madre che dopo anni torna a recitare pagine del copione, ma reinterpretandole perché lei “il copione non lo seguiva mai!”, ci sono le confidenze improvvise, i baci affettuosi e gli abbracci mancati e finalmente recuperati. E c’è persino un incredibile provino con Carlo Verdone che dà un improvviso senso di vertigine autoriale all’operazione. Il cinema di un tempo che fu agisce da collante e memoria collettiva, con accensioni colorate, quasi pop, che funzionano come inserti onirici e si distanziano dal linguaggio documentaristico di questo piccolo e onesto film che alla fine dice due o tre intense sull’amore e la perenne instabilità tra genitori e figli. Prima che la morte ci faccia amare veramente. “Forse le persone le amiamo veramente quando non ci sono più!

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