Morto Stalin, se ne fa un altro, di Armando Iannucci

Iannucci sfrutta al massimo la situazione, il decesso di un uomo potente, e compie un’operazione di satira laddove la realtà non necessita di altro perché è già folle e grottesca di per sé.

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Che succede quando muore un dittatore? Come si comportano gli uomini a lui più devoti? Lo piangono o cercano di accaparrarsi il suo posto? Il regista scozzese Armando Iannucci (dopo aver canzonato il governo britannico con la serie mocumentary The Tick of it) si infila nel dietro le quinte del comunismo russo, con l’adattamento del libro La morte di Stalin di Fabien Nury e Thierry Robin.

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In seguito al decesso per emorragia celebrale di Iosif Stalin, la squadra ministeriale del dittatore si scontra per ottenere il potere. Fra loro ci sono Nikita Kruščëv (Steve Buscemi), Lavrentij Berija (Simon Russel Beale), Georgij Malenkov (Jeffrey Tambor), il generale Georgij Žukov (Jason Isaacs) e il compagno Vjačeslav Molotov interpretato dal Monty Python Michael Palin. Non sembra casuale la presenza di uno dei membri dell’impareggiabile gruppo comico. Se c’è una cosa che i Monty Python sono sempre riusciti a dissacrare, nel pieno della loro follia, è la ridicolezza di alcuni aspetti del potere, la megalomania di certi uomini che in fondo sono piccoli piccoli. Come dimenticare Michael Palin nei panni del generale dell’esercito ne Il senso della vita, o in quelli di Msr. Heimlic Blimmer nello sketch Mr.Hilter del Flying Circus? E Ponzio Pilato che spargeva terrore in Brian di Nazareth con la sua erre moscia? E il capo dell’Inquisizione Spagnola? Uomini potenti lanciati in situazioni surreali, che alla fine, non si rivelano di certo più surreali del concetto stesso di potere.

In Morto Stalin Se Ne Fa Un Altro manca sicuramente l’aspetto paradossale, quella atmosfera di incredibile follia che pervadeva il mondo dei sei comici inglesi, composto da pesci parlanti e enormi signori che esplodono. A Iannucci, esattamente in The Tick of it, interessa dissacrare rimanendo su un piano prettamente concreto, dove la realtà della situazione conta più del folle e dell’irrazionale, perché sprigiona continuamente il grottesco che la pervade.

Così ridiamo quando Stalin pretende la registrazione di un concerto che è appena terminato, e ancor di più ci divertiamo di fronte al comportamento dei suoi collaboratori, impegnati a tutti i costi a portare acqua al proprio mulino. Ma niente di tutto ciò è davvero folle, almeno non come Hitler sotto copertura in un agriturismo inglese (John Cleese nel Mrs. Hilter di cui sopra). In realtà nell’ottica già di per sé assurda di una dittatura, tutto è perfettamente normale. Iannucci quindi sfrutta la situazione, il decesso di un uomo così potente, e compie un’operazione di satira. Non aggiunge follia alla la realtà, ma esagera i caratteri, spinge al massimo i momenti di crisi, sfrutta l’ottimo cast scelto per il suo film. Perchè il cast, davvero eccellente, contribuisce in massima parte alla riuscita del film che nei dialoghi e nei movimenti acquisisce un ritmo incessante, come uno spasmo continuo alla conquista dello scettro del potere.

Titolo originale: The death of Stalin
Regia: Armando Iannucci
Interpreti: Steve Buscemi, Michael Palin, Jeffrey Tambor, Jason Isaacs, Simon Russell Beale, Olga Kurylenko
Distribuzione: I Wonder
Durata: 106′
Origine: Francia, 2017

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