Napoli velata, di Ferzan Ozpetek

Ozpetek si interessa al portatore, geografico o in carne e ossa, dell’eccesso, al sovraccarico per diletto, all’Almodovar di sfondo, ai freaks, troppi riferimenti già fuori dall’idea dell’effetto

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Ozpetek torna ai balli fantasmatici, a quelle entità catalizzatrici di misfatti, compiuti come non, e all’altoborghesia meridionale; il legame con tali terre, ingiustificato dall’origine del regista, si applaudirebbe se non fossimo accompagnati all’ennesimo rimpasto dove quel velo del titolo equivale al bluff di un pokerista amatoriale.

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Adriana è un medico legale del partenopeo. Famiglia facoltosa, il dinner party della zia materna nel salotto arazzato/apparecchiato dall’elite pseudoartistica, e un background macchiato di noir. Nel salotto si consuma una farsa di parto maschile, uno show dal palato “sancarlesco” e sorrentiniano, un tripudio di colori, grida e bocche spalancate, e soprattutto antipasto di un divoramento carnale tra Adriana e uno sconosciuto, potenziale Salvatore da commedia rosa. Il sovvertimento esibito nella perfomance, più che (primo) studio sul movimento culturale cosiddetto alto, visti i riallacci successivi, sembra però il preludio di un amplesso uomo-donna per così dire sodomizzato, considerando la palese

Napoli-velata-Alessandro-Borghi-Giovanna-Mezzogiorno-foto-dal-film-1inverosimiglianza di movimenti e impulsi. Inezie a parte, Adriana dopo l’amour fou e la promessa del rincontro, troverà lo sventurato sul suo tavolo da lavoro. Da qui, un giallo che poi sbircia al thriller psicologico/psicotico, all’ormai già cult Personal Shopper e agli stralci esoterici/iniziatici/ritualistici del cinema di Martone. Purtroppo, a differenza dell’ultimo, Ozpetek a malapena trasferisce il fascino sguaiato della città, quell’urlo che richiama non tanto l’attenzione quanto l’ebbrezza di milleuno corpi e filamenti. Cornici e dipinti si mescolano, com’è giusto che sia, eppure nell’ansia di seguire la telenovela della Mezzogiorno, su cui in fin dei conti il film si arrotola, Napoli resta un tentativo di tavolozza, un luogo magari amato ma troppo aldilà di una comprensione turistica.

imagesTante le domande che si affollano negli spaccati più sabbatici (Farmacia degli Incurabili) però il regista si interessa di più al portatore, sia esso geografico o in carne e ossa, dell’eccesso, al sovraccarico spalmato per diletto, all’Almodovar di sfondo, ai freaks, troppi i riferimenti, già fuori dall’idea dell’”effetto”, perché figli di una realtà che il bandolo non l’ha mai cercato. Forse è proprio questo l’errore di Ozpetek: il groviglio. Tralasciando la grossolanità del dialogo, della protagonista, e una serie di inciampi soliti, come i richiami, un nome: Hitchcock, l’ansia del patchwork, visivo come narrativo, scopre ben presto una fragilità disastrosa e quel velo, aberrante il paragone con la scultura del Cristo Velato, quadruplica i dieci decimi e del mistero resta una risibile traccia in qualche porzione, magari sfocata, della città.

Regia: Ferzan Ozpetek
Interpreti: Giovanna Mezzogiorno, Alessandro Borghi, Anna Bonaiuto, Peppe Barra, Biagio Forestieri, Lina Sastri, Isabella Ferrari, Luisa Ranieri, Maria Pia Calzone, Loredana Cannata, Carmine Recano, Angela Pagano
Distribuzione: Warner
Durata: 113′
Origine: Italia. 2017

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    2 commenti

    • pessimo film , sceneggiate erotiche al di fuori dalle righe non consigliato alle persone di eta di 16 anni

    • Bellissimo magico misterioso film. La magia e i misteri nascosti di una Napoli quotidiana.
      Il suo giudizio è del solito critico che altro non può dare se non….parlar male.