Nessuno mi pettina bene come il vento – Incontro con Peter Del Monte, Laura Morante e il cast

Questa mattina presso il cinema Nuovo Sacher di Roma, il regista ha presentato il suo ultimo lavoro a sette anni di distanza da Nelle tue mani. Insieme al regista presenti in sala gli attori Laura Morante, Jacopo Olmo Antinori, Andreea Denisa Savin, le sceneggiatrici Gloria Malatesta e Chiara Ridolfi e il produttore Matteo Levi.

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Questa mattina presso il cinema Nuovo Sacher, Peter Del Monte ha presentato il suo ultimo lavoro, Nessuno mi pettina bene come il vento, a sette anni di distanza dal precedente Nelle tue mani. Insieme al regista, che ha rivelato la sua frustrazione per il sistema produttivo italiano, presenti in sala gli attori Laura Morante (che di recente ha debuttato alla regia con Ciliegine), Jacopo Olmo Antinori (il ragazzo scoperto da Bertolucci in Io e te), la giovanissima esordiente Andreea Denisa Savin, le sceneggiatrici Gloria Malatesta e Chiara Ridolfi e il produttore Matteo Levi.

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Il film, il cui titolo deriva da un aforisma di Alda Merini, racconta di un raporto "forzato" sorto tra una scrittrice, una bambina figlia di una giornalista che si ferma qualche giorno nella sua casa e un giovane ragazzo deluso dalla vita.
 
 
Come mai è passato tanto tempo dal tuo ultimo film?
Peter Del Monte: Non è una scelta volontaria, non mi danno i soldi. Un regista come me ai margini del mercato riesce ad ottenere i soldi soltanto dai finanziamenti statali e in parte dalla Rai. Questo film è stato concepito 4 o 5 anni fa ma la commissione che decide di assegnare i finanziamenti, formata anche da incompetenti, solo dopo ha scelto di darmi il minimo sindacale.
 
 
Perchè hai utilizzato l'aforisma di Alda Merini come titolo?
Peter Del Monte: Una volta una mia amica per commentare un fatto mi ha mandato questo aforisma e ho pensato che avrebbe funzionato per il film. Rappresenta l'esposizione a forza primaria, il vento, con atteggiamento di abbandono verso la vita.
 
 
A Jacopo, ti sei ispirato a qualcuno in particolare per la tua interpretazione?
Jacopo Olmo Antinori: Ispirazioni specifiche non ci sono state, ma ho avuto un'immagine abbastanza chiara di quello che era il "personaggio sotto",tutto quello che non dice, il modo in cui guarda, risponde alle situazioni del film e in generale potenzialmente. È stata una cosa molto istintiva, a pelle.
 
 
Nel film hai messo a confronto adulti e adolescenti feriti. Come mai?
Peter Del Monte: Io vivo a Santa Marinella, paese di mare. C'è una piazzetta dove i ragazzi vengono e mi disturbano. C'era questa emotività omicida in me frenata da mia figlia che li guardava affascinata. Da lì ho cercato io un'occasione di crescita alla mia età e ho cambiato sesso e ho concepito il personaggo della scrittrice.
 
Laura Morante: Tra i meriti del film c'è l'assenza del manicheismo, cioè non dice che uno ha torto o ragione su tutto. Il pregiudizio e la solitudine sono di tutti, i personaggi ne sono responsabili. C'è un rapporto forzato tra i protagonisti. La figlia rimane lì, non si sa bene perchè. lei vive in esilio volontario ma è costretta ad entrare in rapporto con questa ragazzina che anche ha dei pregiudizi verso la donna – quando dice che se la tira. Il film è un modo di esplorare come il pregiudizio ci condanni alla solitudine. Qualcosa è successo, non si vede poi come continuerà la vita dei personaggi ma questi pianeti non saranno più gli stessi.
 
Gloria Malatesta: In genere Peter è descritto come un regista difficile e introverso. Ci si accosta a lui quasi con paura, come per Bellocchio. Ma paradossalmente con loro è facile lavorare. Senti che hai non il ruolo di aiutare una persona confusa ma contribuire all'approfondimento di un tema. In quel guardare ai ragazzi da dietro il vetro di Peter c'è il fastidio ma anche la libertà intellettuale di capire. Quei barbari sono qualcosa che tocca la vita più di te. Questo non li rende migliori di te ma neanche barbari. Mi aveva colpito la bambina. Spesso sono piccole streghette i suoi personaggi, che non hanno paura di vedere dentro gli esseri umani. Non sono angeli mahanno una capacità vibratile verso la vita che altri.
 
 
Che rapporto hai stabilito con la bambina?
Laura Morante: Penso che entri in gioco il fatto che si tratti di una donna che ha rifiutato la maternità, così come il contatto con il mondo. La bambina le impone con ostinazione un rapporto. Più di tutto c'è la curiosità e uno scatto di orgoglio in Arianna che si vede facilmente perdente verso la bambina che le suggerisce una prospettiva a cui lei non ha pensato ma in modo pregiudiziale, non ha neanche tentato di sposare il punto di vista dei ragazzi. È una sfida che la bambina lancia: fammi vedere se il pregiudizio è fondato. Lei non vuole perdere. 
 
 
Com'è stato recitare con una persona così giovane?
Laura Morante: Io credo che la cosa su cui lavoro di più è cercare di non cadere nei miei clichè, anche a costo di non piacere. Non mi piace ripetermi, magari poi comunque non riesco. I ragazzi non devono cercare freschezza per cui io invece mi arrovello. Confrontare l'adulto con il ragazzino è come confrontare un vestito bianco con la neve. Naturalmente il primo sembrerà giallino. L'attore dovrebbe sempre camminare sul filo, lì nasce l'emozione, non sulla trave che il mestiere può creare.
 
 
Ai ragazzi, com'è stato lavorare insieme? Quali sono state le difficoltà?
Andreea Denisa Savin: E' stato il mio primo film. Mi ero resa conto che era un personaggio molto diverso da me, è stato difficile. Poi mi sono abituata. Recitare con Laura è stato facile e divertente. Quanto a Jacopo è più grande e non mi sentivo a mio agio a recitare con un ragazzo che doveva piacermi.
Jacopo Olmo Antinori: Non fa tanta differenza l'età, è bello lavorare con le persone.
 
 
A Laura, com'è stato ritrovare Peter 20 anni dopo Tracce di vita amorosa?
Laura Morante: L'avevo conosciuto poco perchè avevo lavorato pochi giorni, lo conoscevo in quanto amico di Nanni Moretti. Questo è stato invece un lavoro lungo, l'ho conosciuto meglio ma comunque resta misterioso per me.
 
 
Di recente hai esordito come regista con Ciliegine. Il piacere di fare l'attrice è ancora lo stesso o dopo aver provato questo altro tipo di soddisfazione, prevale la regia?
Laura Morante: Ho cominciato a fare l'attrice senza voglia, pensavo si trattasse solo di una cosa di passaggio. Mi sono innamorata dopo del mestiere, a un certo punto, come nei matrimoni di ragione. Poi per caso, a me piace scrivere, Ciliegine doveva essere girato da un altro poi il produttore ha avuto l'idea di farmi provare. Mi sono divertita,  è un' esperienza che mi piacerebbe ripetere. La differenza rispetto al passato, per quanto riguarda la recitazione, è che ora se devo fare brutto film soffro, preferisco non farlo. 
 
 
Perchè hai scelto Laura?
Peter Del Monte: Dovendo pensare a una donna intellettuale tra le poche italiane credibili c'era lei. Suggerisce il bisogno di controllo sulla vita e al tempo stesso un suo disordine e una zona d'ombra che la mette a disagio. 
 
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