New York Academy, di Michael Damian

Nonostante la retorica di genere, il film non indugia su un sentimentalismo eccessivo preservando il dramma e il pathos per le numerose sequenze musicali

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Ruby (Kenaan Kampa) è una ballerina che si trasferisce a New York per frequentare il conservatorio con una borsa di studio. Un giorno incontra Johnnie (Nicholas Galitzine) un violinista immigrato costretto a esibirsi in metro per racimolare abbastanza denaro e ottenere così il permesso di soggiorno. Insieme prendono parte a una competizione che potrebbe cambiare il loro destino.

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New York Academy si inserisce nel genere, di recente piuttosto prolifico, del dance for a dream seguendo la classica declinazione dell’artista di provincia o con pochi mezzi a disposizione che ha un’unica occasione per dimostrare il suo talento. Qui ne abbiamo addirittura due e ovviamente la sceneggiatura non riserva sorprese sulla loro storia d’amore che prende il via con un ralenti di sguardi fortuiti e prosegue a ritmo di rose e candele in appartamenti industrial chic. Tuttavia, e veniamo agli aspetti positivi, il film non indugia su un sentimentalismo eccessivo ma preserva l’aura drammatica per le sequenze musicali. Queste occupano un peso rilevante lungo l’arco narrativo andando a delineare quella parabola ascendente che raggiunge l’apice nell’esibizione finale; e offrono momenti di puro intrattenimento che per certi versi ricordano i musical americani degli anni ’50, con delle situazioni che oltrepassano il reale e che sono giustificate dalle convenzioni del genere stesso – pensiamo al numero in metro con gli operai che si rivelano (!) ballerini professionisti sfidando un gruppo di street dancers.

In tal senso la scelta del cast – la maggior parte proviene dal mondo della danza – ha permesso a New York Academy di mantenere una coerenza di fondo, accontentando un po’ tutti: lo spettatore più adulto che cerca una nota di originalità al suo interno e un pubblico di giovani che senza troppe pretese si identifica nel protagonista di turno. Anche a livello musicale Damian ha optato per una trasversalità, contaminando la danza classica, l’hip hop e sonorità elettroniche e affidando la composizione dei brani a Nathan Lanier. Il film punta infatti a creare una spettacolarizzazione più attraverso la musica e le coreografie che il romanticismo, e in questa direzione funziona. Il resto è trattato in modo superficiale e retorico.

Titolo originale: High Strung
Regia: Michael Damian
Interpreti: Keenan Kampa, Nicholas Galitzine, Sonoya Mizuno, Jane Seymour, Richard Southgate
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 97’
Origine: Usa, Romania 2016

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