NO TRESPASSING


Il Cinema è un'immagine e possiede la sua profondità, la sua dimensionalità, il suo mondo, a prescindere dall'inganno ottico di una tridimensionalità che sbava i contorni, sagoma le figure, stratifica gli sfondi… Se tolgo gli occhiali mentre vedo un film in 3D mi ritrovo in compagnia di spettatori prigionieri, dietro i loro occhiali scuri, di un'immagine che ognuno di loro vede separatamente dagli altri

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

 

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

--------------------------------------------------------------
THE OTHER SIDE OF GENIUS. IL CINEMA DI ORSON WELLES – LA MONOGRAFIA

--------------------------------------------------------------
La questione è numerica, se è vero che dopo il 3 viene il 4. Il fatto è che giorni fa un ragazzino mi ha spiazzato, chiedendomi cos'è il Cinema in 4D di cui aveva letto da qualche parte… Non ho saputo rispondergli, se non che le dimensioni del mondo in cui ci muoviamo (fisicamente, almeno) sono solo 3 e che al cinema – esattamente come al nostro corpo – bastano e, anzi, avanzano pure. Mi ha guardato un po' deluso, poverino: forse già si aspettava un futuro prossimo venturo in cui avrebbe potuto vedere un film in 6D, magari con un innesto pineale progettato da Cronenberg in persona (in realtà dubito sapesse chi è Cronenberg, ma a volte mi piace illudermi)…

Non sono stato a dirgli che – me meschino – sono capace di macinare chilometri in cerca di una sala che mi faccia vedere un film in 2D, così come ho evitato di filosofeggiare sul fatto che le uniche immagini in 3D davvero belle che io ricordi risalgono alla mia infanzia, quando infilavo le pupille nei due fori del View-Master e con l'indice della mano destra facevo scorrere i dischetti stereoscopici con le foto di Roma Antica e Roma Moderna, Bambi, Mary Poppins, ecc… 

 

Mi piaceva il fatto che fosse tutto chiuso nel buio di quella scatoletta ottica, che lì dentro – e solo lì – si consumasse il miracolo della profondità delle immagini, poi bastava allontanare gli occhi dai due fori e ti ritrovavi nel mondo reale, con le sue prospettive, la profondità, gli oggetti da prendere allungando la mano.

Guardando nel View-Master non avevi mica l'istinto di allungarla quella stupida mano, come per un po' abbiamo fatto – adultibambini – inforcando gli occhiali del redivivo 3D. E, sapete una cosa? E' proprio questo, esattamente quest'istinto di toccare l'immagine che suscita il 3D a non piacermi. Perché ci fa dimenticare che siamo comunque e sempre di fronte a un'immagine, a una visione, a uno spazio delimitato in un rettangolo visivo, dal quale, comunque, è impossibile fuggire e nel quale, del resto, dobbiamo stare, se vogliamo accettare il gioco del Cinema.

 

Non ho bisogno di protesi lenticolari per trovare la vera profondità delle immagini che amo, per scavalcare la recinzione di Xanadu, ignorando il cartello “NO TRESPASSING”, e ritrovarmi oltre la mia verità, nelle innumerevoli ipotesi dell'altrove immaginario. Esattamente come non ho certo bisogno delle cuffie di un iPod infilate nelle orecchie per ascoltare la mia musica quando seguo i miei passi. Di fronte a questi processi di astrazione mentale, che si traducono in estrazione dell'oggetto visivo/sonoro dalla realtà, resto impassibile e freddo, sostanzialmente indifferente se non annoiato.

Il Cinema è un'immagine e possiede la sua profondità, la sua dimensionalità, il suo mondo, a prescindere dall'inganno ottico di una tridimensionalità che sbava i contorni, sagoma le figure, stratifica gli sfondi… Se tolgo gli occhiali mentre vedo un film in 3D mi ritrovo in compagnia di spettatori prigionieri, dietro i loro occhiali scuri, di un'immagine che ognuno di loro vede separatamente dagli altri.

 

Col 3D, il film da vedere non è più quello che scolora e sbava e sfarfalla lì sullo schermo, nella sua natura oggettuale di immagine vista, ma sta nell'inganno percettivo dell'occhio, nell'intermittenza di un dispositivo che polarizza la visione. Esattamente come la musica dell'iPod risuona nelle orecchie di chi passeggia, ma non vibra nello spazio attorno a me: occupa la testa di quel ragazzino che è poi andato via con la sua brava cuffia in testa, in attesa della quarta e di tutte le D successive del suo mondo multidimensionale…

 

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array

    2 commenti