Oggi insieme, domani anche – Film partecipato, di Antonietta De Lillo

Uno zibaldone interattivo di linguaggi, montati tra loro dal team della De Lillo con la stessa passione con cui uno storico setaccia la storia e i documenti d’archivio per poi ricostruire qualcosa.

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Eccola che ritorna, Antonietta De Lillo, con un nuovo film partecipato. Dopo Il pranzo di Natale (e in attesa del prossimo L’uomo e la bestia), al termine di alcuni anni di gestazione, arriva finalmente in sala Oggi insieme, domani anche, per gli amici Oida.

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Come i simposiarchi platonici al banchetto di Agatone, così i filmmaker che hanno risposto alla chiamata di Marechiaro Film, si sono interrogati su uno dei quesiti più antichi dell’umanità: Eros, l’amore. Il risultato è un lavoro profondamente radicato nel contesto italiano, proprio come erano stati i Comizi d’amore di Pasolini. La principale linea narrativa è quella che vede la coppia formata dalla scrittrice Luisa Adorno e dal marito col quale battibecca simpaticamente dopo un matrimonio che sta per raggiungere i settant’anni, ma c’è anche la dolce coppia formata da due (quasi) anziane signore, dalle giovani mamme in attesa, dai giovani papà con prole.. e poi la coppia mista, la famiglia allargata agli ex, le famiglia più tradizionale, l’amicizia tra senzatetto e numerose altre forme d’amore.

I fulcri spaziali sono Napoli e Roma (dove trionfa il microcosmo di Piazza Vittorio) con i loro caratteristici personaggi, ma l’inchiesta si estende a tutta l’Italia e ha diramazioni anche all’estero. Nel montaggio c’è anche del materiale dell’Archivio del Movimento Operaio e Democratico risalente al referendum sul divorzio.

In quanto film partecipato, Oida è uno zibaldone interattivo di linguaggi, montati tra loro dal team della De Lillo con la stessa passione e la stessa cura con cui uno storico setaccia la storia e i documenti d’archivio e poi cerca di accostarli nel tentativo di ricostruire qualcosa. In questo caso il qualcosa sono gli uomini e le donne contemporanei, le cui storie si incastonano in modo così semplicemente necessario nelle protesi tecnologiche di cui inevitabilmente siamo oggi tutti dotati. Sicuramente la sovrabbondanza di materiale avrà costretto il team a un durissimo lavoro di selezione e in qualche frammento l’opera  ne risente, dei brevi episodi avrebbero potuto non esserci oppure essere maggiormente approfonditi. Fatto sta, però, che dopo il primo quarto d’ora la macchina inizia a funzionare davvero bene e concede allo spettatore di entrare in dei mondi altrimenti irraggiungibili così tutti insieme, proprio come i libri di storia. E le favole.

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