Omicidio al Cairo, di Tarik Saleh

Premiato al Sundance con il World Cinema Grand Jury Prize (genere drammatico), trasforma la trama noir in coraggiosa invettiva politica. Che ruota tutta sulle robuste spalle di Fares Fares

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Non c’è libertà a questo mondo; solamente gabbie dorate. Aldous Huxley

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L’indagine investigativa come pretesto per mostrare un quadro eterogeneo di una società corrotta, in cui si è perso il senso della giustizia. Tarik Saleh, regista svedese di origini egiziane, riporta le lancette indietro al gennaio 2011, nei giorni immediatamente precedenti la Primavera Araba Egiziana, narrando l’omicidio di una cantante al Nile Hilton del Cairo e la conseguente caccia all’assassino da parte del maggiore Noredin (Fares Fares). George Orwell dice che tutti gli animali sono uguali ma che alcuni animali sono più uguali di altri: in effetti se un membro del parlamento e un agente della sicurezza sono coinvolti nel delitto, la soluzione dell’enigma sarà impossibile.

Sin dalle prime immagini veniamo proiettati in un ambiente claustrofobico e malsano che rivela la sua ambiguità: il poliziotto in macchina attraversa le vie della città come un grande boss che riscuote mazzette ed elargisce protezione. I visi si confondono anonimi al di là del finestrino mentre in alto, più di un manifesto impone la immagine sorridente e serena del presidente Mubarak. Tarik Saleh fa ruotare tutta l’opera sulle robuste spalle di Fares Fares che lascia trasparire il dolore per la perdita della moglie e la consapevolezza che la propria libertà non è che una gabbia dorata. Più che di Chinatown e L.A. Confidential, sembrano forti i richiami di certo cinema paranoico (The Parallax View di Pakula e Il lungo addio di Altman) e di denuncia sociale (Cadaveri eccellenti di Rosi e Io ho paura di Damiani).

omicidio al cairo fares faresSul modello di un Marlowe lacerato da dubbi esistenziali, Fares Fares subisce la progressiva delegittimazione della sua figura di investigatore: con i soldi si può comprare tutto tranne la dignità e dalla radio la voce della cantante uccisa è un memento mori quasi profetico. L’antenna della televisione è rotta e Noredin va perdendo con il tempo sicurezza e autorità, dissolvendosi nel fumo delle innumerevoli sigarette aspirate. Sulla scena del delitto si ruba il denaro della vittima, i poliziotti torturano i sospettati, mentre i vertici dirigenziali tendono a chiudere frettolosamente le indagini archiviando il caso come suicidio. L’incontro con la cantante Gina (Hania Amar) fa rivivere a Fares l’illusione di un sentimento d’amore ma il riflesso in uno specchio nasconde l’ombra del ricatto. Anche Gina non è libera, vive solo in una prigione più grande. La canzone al club Solitaire rimanda a un destino di solitudine comune a quasi tutti i personaggi del film: anche la cameriera somala Salwa (Mari Malek), unica testimone oculare del delitto, è sola, mentre si moltiplicano i cadaveri e le connivenze di un sistema pronto a stritolare l’innocente nei suoi ingranaggi.

the nile hilton incidentTarik Salek gioca molto coi contrasti: le ville e i campi da golf della borghesia arricchita contro le stanze sporche e affollate dei quartieri dormitorio; la confusione della rivolta per le strade e la visuale atarassica da una camera d’albergo che sembra affacciarsi su un mondo da favola; la gente che si inchina davanti al poliziotto protettore e la solitudine di una fuga che finisce in pieno deserto. Il messaggio è chiaro: in una realtà così opprimente e piramidale non c’è spazio per i sognatori.

Premiato al Sundance con il World Cinema Grand Jury Prize (genere drammatico), Omicidio al Cairo trasforma la trama noir in coraggiosa invettiva politica: nella massa in rivolta è difficile discernere tra vittima e colpevole e la voce di Noredin è presto eclissata dalla violenza di una folla inferocita. Uno dei manifestanti prova invano una mediazione razionale: “noi non siamo come loro!”. E’ proprio vero che la sicurezza del Potere si poggia sull’insicurezza dei cittadini. E la primavera (araba) tarda ad arrivare.

Titolo originale: The Nile Hilton Incident

Regia: Tarik Saleh

Interpreti: Fares Fares, Mari Malek, Yaser Aly Maher, Slimane Dazi, Ahmed Seleem, Hania Amar

Distribuzione: Movies Inspired

Durata: 107′

Origine: Svezia/Germania/Danimarca 2017

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