Onirica – Field of Dogs, di Lech Majewski

E’ Dante dunque l’ultimo interlocutore scelto che risponde agli interrogativi di Majewski trasposti in un piano immaginifico, ancorato all’essere nella sua totalità, inteso come società, mondo, trasformazioni e catastrofi. L’uomo al centro dell’universo in cui è gettato e al quale guarda criticamente per non esserne vittima

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Lech Majewski conclude con Onirica – Field of Dogs il grande trittico iniziato nel 2004 con Il giardino delle Delizie, tratto dal libro dello stesso artista polacco Metaphysics e ispirato all’omonimo quadro di Bosh, seguito nel 2011 da I colori della passione – The Mill & The Cross, innestato nella tela di Pieter Bruegel “La salita al calvario” attraverso un’ossimorica reificazione del trascendete. Un lungo excursus aggrappato alle radici artistiche e culturali dei grandi maestri del passato, a cui Majewski fa riferimento per guardare criticamente gli eventi del nostro presente storico. E’ Dante dunque l’ultimo interlocutore scelto che risponde agli interrogativi di Majewski trasposti in un piano immaginifico, ancorato all’essere nella sua totalità, inteso come società, mondo, trasformazioni e catastrofi. L’uomo al centro dell’universo in cui è gettato e al quale guarda criticamente per non esserne vittima. Assistiamo dunque ad un’esegesi filmica della Divina Commedia trasposta nell’intimo presente del protagonista Adam, un promettente professore di letteratura del XIX secolo che abbandona la carriera accademica in seguito ad un tragico incidente nel quale perde l’amata Basia e il migliore amico Kamil. La durezza della realtà viene scacciata attraverso il sogno a cui Adam si abbandona in ogni istante: lo vediamo assopito e nascosto nei magazzini del supermercato dove lavora, seduto sulla poltrona davanti alla “videocarne” seducente che lo interpella distraendo il contatto fisico e contemplativo con i suoi fantasmi, finché il confine fra realtà e sogno perde consistenza.

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Ogni oggetto, elemento ed emozione si stabilizzano nella dimensione simbolica del sonno, assumendo un comune peso specifico regolato dal flusso semicosciente di Adam. I battiti di un cuore strappato, l’acqua purificatrice che inonda una chiesa, i buoi guidati dal defunto padre che arano la superfice del supermercato, ed infine l’abbandono alle sacre carni di "Beatrice", sono immagini simboliche che galleggiano allineate restituendo conforto palpabile nella dimensione onirica del loro esistere. Adam nel mondo delle idee si volta a guardare la tangibilità del presente per pochi istanti, richiamato dalla voce della zia Xenia che lo “costringe” al dialogo cosciente. Ma niente gli può restituire “vita” se non il silenzio dei suoi ricordi e l’esigenza d’ascolto al racconto divino di Dante, magistralmente interpretato dalla lettura di Massimiliano Cutrera. Il viaggio tra Inferno e Paradiso che Dante/Adam compie «pien di sonno» procede contestualmente allo scorrere di immagini documentarie apocalittiche che mostrano le inondazioni e il tragico incidente aereo dove rimase uccisa tutta la leadership politica della Polonia nel 2010. La temporalità storica si fa così guida nella ricerca di autenticità raggiunta attraverso la morte. La morte, o in potenziale, mortalità heideggeriana che è possibilità di infinite possibilità. Come nelle cronache medioevali, Lech Majewski guarda al mondo attraverso l’intimità del singolo, attraverso quell’ente intrinseco all’esistenza che è l’uomo, ironicamente posto di fronte alla sua perfettibilità ed in contrasto con il mistero divino.

 

Titolo Originale: Field of Dogs

Regia: Lech Majewski

Interpreti: Michal Tatarek, Elžbieta Okupska, Jacenty Jedrusi, Jan Warta, Szymon Budzyk, Anna Mielczare, Karolina Korta, Karolina Wardyn, Massimiliano Cutrera

Origine: Polonia, Italia, Svezia, 2013

Distribuzione: CG

Durata: 102’

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