#Oscars2017 – So Black!

Quasi in risposta al protezionismo del neopresidente Trump e alle polemiche delle annate passate, questa edizione sin da ora sancisce la grande rivincita del cinema afroamericano

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Quest’anno l’edizione degli Academy Award non sembra portare con sé grandissimi film – anche se qualche lieta sorpresa non manca, come ad esempio Hell or Hight Water di David Mackenzie, Denis Villeneuve o il ritorno di Mel Gibson. Ci sono però tante storie da raccontare e sembra quasi impossibile farlo senza connettersi al clima politico e mediatico che l’elezione di Donald Trump ha creato. Forse è frutto di un caso o forse no, fatto sta che mai come quest’anno gli Oscar sembrano così “diversi” e aperti al multiculturalismo.
Questa edizione a prescindere dal probabile trionfo di La La Land, su cui torneremo presto, verrà ricordata come la grande rivincita del cinema afroamericano.

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Venivamo del resto da due annate in cui nessun attore black era riuscito a entrare nelle quattro categorie. In due anni si erano così accumulate 40 nomination bianche che avevano fatto insorgere Spike Lee e la Hollywood di colore boicottando l’ultima edizione con la protesta #OscarsSoWhite. Anche in relazione a questa clima delicato Hollywood quest’anno non ci ha pensato due volte e ha candidato ben 8 attori di colore, a cui potremmo aggiungere Dev Patel attore britannico ma di origini indiane nominato come non protagonista per Lion. Alcuni di questi nomi sono dei veterani, altri meno. Se Denzel Washington – attore protagonista in Fences, da lui stesso diretto – potrebbe addirittura vincere la sua terza statuetta, per Mahershala Ali (Moonlight) e Ruth Negga (Loving) si tratta di una sorpresa assoluta su questi palcoscenici.
E la grande stagione del cinema afroamericano non si è tradotta solo nelle candidature dei suoi attori. In una categoria come quella del miglior film, dove (scandalo ormai irreparabile!) nessun film diretto da Spike Lee è mai entrato in nomination e in cui lo scorso anno non trovarono spazio due grandi film come Creed e Straight Outta Compton, quest’anno abbiamo ben tre titoli.

Uno di questi era annunciato da mesi ed è forse l’opera più amata dalla critica americana, il melodramma omosessuale Moonlight scritto e diretto dal trentasettenne Barry Jenkins, che ha collezionato ben otto nomination. Prestigioso anche il successo ottenuto da Fences, adattamento dall’opera teatrale di Auguste Wilson vincitrice del premio Pulitzer firmata da Denzel Washington, che ha collezionato quattro candidature (Film, attore, attrice non protagonista, sceneggiatura), e di Hidden Figures (il titolo italiano sarà Il diritto di contare), che presenta un cast quasi completamente al femminile eccezion fatta per Kevin Costner e racconta la storia di tre donne afroamericane che negli anni 60 lavorarono alla Nasa dando un contributo eccezionale alle missioni spaziali Apollo. Il segnale che sia stata un’edizione particolare e più attenta alla comunità di colore viene anche dalle categorie tecniche, di solito molto selettive ed elitarie. Il talentuoso Bradford Young con la sua candidatura (meritata) per Arrival è diventato il primo direttore della fotografia afroamericano a ricevere una nomination.

A volte la storia degli Oscar è davvero strana. Per avere un’edizione così black Hollywood ha aspettato che il suo primo presidente di colore finisse il mandato e che ne arrivasse uno completamente diverso. E dopo il discorso di Meryl Streep ai Golden Globe, la partita culturale e razziale contro il protezionismo del neoeletto Trump sembra ricominciare proprio da qui.

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