Ouija, di Stiles White

ouija
Stiles White nel suo primo film rimane minimale, non rischia l'originalità, e si limita a rievocare i topoi del genere senza risvolti particolarmente brillanti, ingessando i personaggi nel loro ruolo dall'inizio alla fine e  mandandoli incontro al loro tragico destino uno dopo l'altro, come marionette sotto ipnosi

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È tutta finzione, è solo un gioco, o forse no. Dai primi anni del Novecento, quando è stata inventata, la tavola Ouija è lo strumento più usato e riprodotto dai vivi di ogni età per mettersi in contatto con l’aldilà durante le sedute spiritiche casalinghe. Basata su un sistema di comunicazione estremamente semplice, la tavola permette alla mano invisibile degli spiriti, abilmente guidata dalle persone in carne ed ossa raccolte intorno al tavolo della seduta, di parlare con i vivi attraverso una serie di lettere e numeri, combinati tra loro in messaggi liberamente interpretabili. Secondo i più scettici si tratta solo di un passatempo goliardico, ma anche se non si può escludere la possibilità di evocare maldestramente una presenza ostile, di portarla sulla terra e di non liberarsene mai più, una serie infinita di sprovveduti contiunano a fare deliberatamente uso della tavola.
Come molti dei loro coetanei Laine e Debbie, due amiche inseparabili, sono affascinate dall'aldilà e alla continua ricerca di porta attraverso cui riabbracciare i cari perduti così, quando trovano in casa una vecchia tavola Ouija, spinte da un'insana curiosità adolescenziale iniziano il gioco. La tavola funziona. Gli spiriti che popolano la casa sono proprio lì, accanto a loro, e non aspettano altro che interrompere i secoli di silenzio a cui sono stati condannati per raccontare la loro terribile storia alle due ragazze inconsapevoli. La barriera tra vivi e morti viene fatalmente abbattuta e il male inizia lentamente ad insinuarsi nella vita di Debbie, infestando la casa e l'anima della ragazza. Quando i suoi amici iniziano a sparire uno dopo l'altro e ad essere brutalmente massacrati da forze sconosciute, l'amica Laine rispolvera la tavola Ouija per comunicare con gli spiriti assetati di sangue che hanno invaso la sua vita e si mette all'affannosa ricerca dell'entità che ha scatenato questa carneficina. Ma l'attesa si scioglie presto e la soluzione del mistero giace letteralmente dietro l'angolo. Il male è di casa proprio dove tutto avuto inizio, tra le muraintrise di misteri della casa di Debbie, che non aspettano altro di urlare al mondo l'orribile verità che hanno sepolto per decenni.

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L'evocazione accidentale di spiriti malvagi, la casa infestata che nasconde un passato orroroso e la curiosità naive verso l'occulto di un gruppo di adolescenti sprovveduti sono gli ingredienti base dell'horror classico, i clichè più saccheggiati dal genere, ma per essere efficaci devono essere declinati in ambientazioni e contesti differenti, mescolati con cura e integrati con elementi nuovi. Stiles White, alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa, rimane invece minimale, non rischia l'originalità, e si limita a rievocare i topoi del genere senza risvolti particolarmente brillanti. Ingessando i personaggi nel loro ruolo dall'inizio alla fine, White non li stimola a cambiare le carte in gioco e li manda incontro al loro tragico destino uno dopo l'altro, come marionette sotto ipnosi. Ouija segue così un percorso già segnato e ben delimitato dal cinema preesistente, senza cambiare direzione neanche per un istante a una storia raccontata svariate volte con elementi quasi sovrapponibili a quelli tirati in gioco da White, e non riesce a distinguersi neanche per la tensione, annacquata per tutta la durata del film per accompagnare per mano i personaggi verso una fine prevedibile e inevitabile. 

 

Titolo originale: id.
Regia: Stiles White
Interpreti: Douglas Smith, Daren Kagasoff, Ana Coto, Bianca A. Santos, Matthew Settle, Vivis Colombetti, Robyn Lively, Olivia Cooke
Durata: 89'
Origine: USA, 2014
Distribuzione: Universal Pictures

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