Overdrive, di Antonio Negret

Overdrive è una sottomarca delle produzioni franco-americane di Luc Besson. La regia punta tutto sulla somiglianza di Scott Eastwood con il padre e sulla sua abilità nel gestire gli inseguimenti

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Per capire se Overdrive ha un valore, è necessario inserirlo nel contesto di quelle produzioni franco-americane che Luc Besson ha spesso portato alla ribalta. Una volta che è stato identificato il suo ambito di appartenenza, bisogna specificare che esiste anche la sottocategoria dei figliocci del cineasta francese. Infatti, l’operazione porta la firma di Pierre Morel, che a sua volta era emerso come tuttofare in molti dei suoi successi fino a guadagnarsi la regia un trionfo multimilionario come Taken. L’idea di sfruttare la fama del franchise di Fast and Furious ha animato le intenzioni di questo heist-movie girato nei dintorni di Marsiglia. Tuttavia, sarebbe complicato e ingiusto attribuirgli una progettualità ulteriore rispetto a quella di offrire un trampolino di lancio a Scott Eastwood. La straordinaria somiglianza tra il padre e il figlio ha condizionato la regia di Antonio Negret al punto da forzarlo a scommettere con insistenza sulla stessa resa fotogenica dei due nel primo piano. Purtroppo, la presenza scenica va oltre l’indubbia identità morfologica del ragazzo e richiede una personalità che è ancora latitante. Inoltre, è fuori luogo cercare di tirarla fuori in un copione in cui all’attore si chiede soltanto di essere un sosia. La sceneggiatura di Michael Brandt e di Derek Haas mette il protagonista nella tipica dell’eroe leoniano che deve barcamenarsi tra due padroni locali che cercano di accaparrarsi i suoi servizi di ladro di auto. Le sue oscillazioni verso i capricci dell’uno o dell’altro seguono un ritmo che asseconda i tipici twist di questo genere di film.

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Comunque, lo svelamento della grande truffa finale è ancora una volta un elemento secondario rispetto all’attenzione ai dettagli esteriori. Il repertorio di vetture d’epoca e fuoriserie attuali si accompagna con la presenza di due giovani aspiranti star come Ana de Armas e Gaia Weiss, tenendo fede all’inossidabile binomio tra donne e motori. Il cast di giovani speranze è arricchito da Freddie Thorp, nelle funzioni di kick-side e di fratello minore da tenere d’occhio. In più, il personaggio si impegna anche in una infelice imitazione della voce del loro vecchio. Eppure, emerge qualcosa se si guarda oltre la trama raffazzonata, lo scarso spessore delle interpretazioni e le citazioni non richieste di Clint Eastwood. Overdrive maneggia perfettamente una serie di inseguimenti e sa come valorizzare gli scenari low-cost in cui si svolgono. Le prodezze al volante sono avvincenti nonostante le evidenti limitazioni del budget. In un certo senso, è una versione asciugata di Fast and Furious e ne conserva lo spirito cormaniano, adesso che il marchio ha allargato a dismisura i suoi orizzonti e la familia si occupa di salvare il mondo. Certamente, sarebbe difficile ipotizzare di cavare dalla storia qualcosa di più del ridotto metraggio e l’ipotesi di un sequel non è neppure ipotizzabile. Tuttavia, La frivolezza fine a sé stessa di Overdrive può avere un fascino che non sopravvive un secondo oltre la fine della sua visione.

Titolo originale: Overdrive
Regia: Antonio Negret
Interpreti: Scott Eastwood, Freddie Thorp, Ana de Armas, Gaia Weiss, Simon Abkarian, Clemens Schick
Origine: Francia, 2017
Distribuzione: Koch Media
Durata: 96′

 

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