Perdutamente tua, di Irving Rapper

Dal romanzo di Olive Higgins Prouty, uno dei più bei melodrammi degli anni ’40, incontrollabile nella sua intensità, sul corpo in continua metamorfosi di Bette Davis. Oggi, ore 12.55, Cine Sony

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“Non dobbiamo pretendere la luna, abbiamo già le stelle” dice Bette Davis a Paul Henreid nel finale di Perdutamente tua, strepitoso melodramma di Irving Rapper realizzato nel 1942 e tratto dal bestseller Now, Voyager di Olive Higgins Prouty. Era un modo per aggirare il codice Hays che voleva impedire che si consumasse l’adulterio tra i due protagonisti.

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Charlotte Vale (Bette Davis) è una zitella repressa dominata dalla madre (Gladys Cooper), un’aristocratica vedova di Boston, che l’ha portata  sull’orlo di un esaurimento nervoso. Grazie a uno psichiatra, il dottor Jaquith (Claude Rains), si trasforma completamente diventando una donna sofisticata ed elegante. Su consiglio del medico, decide di fare una crociare prima di tornare a casa e lì conosce Jerry Durrance (Paul Henreid), un uomo infelicemente sposato molto legato alla figlia minore, nella quale Charlotte ritrova dei tratti comuni.

perdutamente tua bette davis paul henreidDietro le porte chiuse. In un melodramma sulla mutazione, sul corpo di Bette Davis, impressionante nella trasformazione. Personaggio doppio – si crea anche una doppia identità facendosi chiamare Camille – soppressa dal passato come nel flashback in cui apre allo psichiatra il suo album di fotografie e prende forma la sua passionale storia d’amore ventenne troncata dalla madre, che da l’illusione di un lunghissimo flashback che potrebbe durare tutto il film.

Ossessivo nei dettagli (le mani, il modo di camminare di Charlotte, le scale) si caratterizza anche per un portentoso lavoro sulla profondità di campo dove il direttore della fotografia Sol Polito ricrea delle prospettive simili a quelle che aveva fatto l’anno prima Gregg Toland con Piccole volpi di William Wyler dove la presenza dei personaggi nella parte posteriore dell’inquadratura influenzano ciò che avviene davanti. Ma non solo. Perdutamente tua è un’opera magnificamente squilibrata, che filma il desiderio con lo stesso impeto di Amanti senza domani (1932) di Tay Garnett dove il respiro terminale è quello di una passione che può spegnersi da un momento all’altro: il progettato matrimonio con un altro uomo, uno struggente saluto alla stazione. E nella seconda parte c’è tutto il rapporto tra Charlotte e Tima che sembra far partire un’altra storia, che magari alimenta più il lato sentimentale. Ma è un altro frammento incredibile di come Irving Rapper (assolutamente un cineasta di cui va recuperata gran parte della sua filmografia) sappia raccontare diverse storie di emancipazione femminile, di come la famiglia possa diventare una gabbia, una continua prigione.

perdutamente tua bette davisUn film sul viaggio. Now, Voyager appunto. Fisico ma anche mentale. Dove lo sfondo del paesaggio (l’arrivo a Rio de Janeiro anche se l’autrice del romanzo avrebbe voluto che fosse ambientato in Italia) diventa quasi complice di una continua metamorfosi, con il volto di Bette Davis che, anche dopo la trasformazione, sembra spesso suddiviso tra zone di luce e d’ombra, come se fosse ancora scisso tra passato e futuro.

Al tempo stesso Perdutamente tua è anche un melodramma psicologico, attentissimo a tutte le sfumature, a cogliere tutti i segni di squilibrio, a dare forma al senso dei colpa attraverso il comportamento della madre nei confronti della figlia con dialoghi che sembrano davvero scritti da uno psicoterapeuta. Ma anche alla gestualità. Dove i movimenti sostituiscono i dialoghi. Come quello ripetuto di Paul Henreid che accende due sigarette prima di darla una a Bette Davis.

La ricerca del sublime, l’amore come continuo desiderio dove l’appagamento è sempre ritardato. Dove il viaggio da ancora l’idea di un possibile sogno prima di un brusco risveglio. Come nel flashback.

Tra i melodrammi più belli di tutti gli anni ’40, reso celebre dalle musiche di Max Steiner (premiato con l’Oscar mentre la Davis si è dovuta accontentare solo della nomination), da studiare attentamente per comprendere la struttura ma anche l’impeto istintivo del genere. Tra i montatori c’è anche Don Siegel. I tre protagonisti (Davis, Henreid e Rains) si ritroveranno tre anni più tardi diretti dallo stesso regista in un altro incredibile e folle melodramma, Il prezzo dell’inganno.

Titolo originale: Now, Voyager

Regia: Irving Rapper

Interpreti: Bette Davis, Paul Henreid, Claude Rains, Gladys Cooper

Durata: 112′

Origine: Usa 1942

Genere: melodramma

 

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