#PerSo2017 – Kelly. Intervista a Felipe Frozza, Uli Decker e Sabrina Da Silva

Abbiamo intervistato i registi e una delle protagoniste del film Kelly, in perfetto accordo col tema del conflitto, come quello con la realtà esterna al film o quello fra documentario e fiction

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Ritorna il conflitto al PerSo con i film della seconda giornata, come The Others di Ayse Polat. La regista curda naturalizzata tedesca usa il gatto turco di Van (la cui provenienza è contestata fra turchi, armeni e curdi) per ripercorrere le tracce del genocidio armeno nascoste dal silenzio ma rintracciabili nei segni che il passato inevitabilmente si lascia alle spalle. E se per questo documentario si può parlare del conflitto fra passato e presente, con l’altro film della giornata, Kelly di Felipe Frozza e Uli Decker entriamo in un’altra accezione del termine conflitto che va oltre a quella apparente della  transsessuale Kelly con il proprio corpo.

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Abbiamo incontrato in una cioccolateria perugina Felipe Frozzo, Uli Decker e Sabrina Da Silva, transessuale amica della protagonista Kelly, presente nel film. Kelly è una transessuale brasiliana che vive a Lido di Classe, piccola località balneare della Riviera Romagnola. Felipe e Uli ci raccontano di come è nata l’idea di raccontare questa storia “Ho iniziato a leggere molti articoli su  Lido di Classe già nel 2006 in alcuni giornali, anche internazionali, sui trans che venivano cacciati da quella località. Negli anni 80  la polizia fece molte retate a Rimini e Riccione e i transessuali che viveano lì trovarono rifugio proprio a Lido di Classe. All’epoca Lido di Classe contava 400 abitanti d’inverno e 10.000 abitanti d’estate, quindi i transessuali fecero di quel luogo disabitato il loro rifugio. Quello che è avvenuto negli anni seguenti poi è stato che gli affittuari del posto approfittando della condizione  clandestina della maggior parte dei transessuali hanno inziato ad alzare gli affitti e i trans stessi per avere tranquillità pagavano anche somme altissime.

Negli anni 60 Lido di Classe e tutta quella zona della Costiera Romagnola era famosa perchè all’avanguardia: c’erano molte spiagge nudiste, le femministe si radunavano lì, era anche considerato il lido dei gay. Sabrina ci racconta che ormai da tempo il paesino ha iniziato a svuotarsi dai molti transessuali che sono stati mandati via. Il sindaco  di Ravenna del Pd, Fabrizio Matteucci, ha attuato la politica di puntare sul turismo famigliare e quindi di cacciare i transessuali dalla città che prostituendosi mal si accordavano con le famiglie. “C’è questa sorta di ipocrisia. Molti uomini del posto vanno a prostitute ma devono nascondere tutto questo. È più importante l’immagine che danno, presentarsi in chiesa con la loro bella famigliola.” dice Uli.

kellyMa Kelly, al contrario delle premesse, non è un film che parla di questioni politiche, non si parla di prostituzione,non si parla neanche della complicata questione del cambio di sesso. La storia originale è stata stravolta in corso d’opera proprio perché in conflitto con la realtà stessa. I due registi hanno dovuto trovare una scappatoia da un problema concreto, quello dell’immigrazione. Da questa prima forma di conflitto con la realtà esterna al film,  il documentario di Felipe e di Uli ha preso tutta un’altra strada: “Volevamo fare un altro tipo di film ma poi ci siamo resi conto che se volevamo determinati personaggi nel film dovevamo proteggerli dalla questione dei documenti ad esempio.” dice Felipe.

È emersa quindi un’altra e più originale linea narrativa, altro modo di raccontare quella particolare situazione. “Dalla linea della prostituzione dei transessuali siamo passati, soprattutto grazie alla guida di Kelly, a un discorso più universale. Il primo evidente conflitto che viene a galla è quello interno a Kelly stessa. Durante tutto il film Kelly cerca qualcosa, è insoddisfatta dalla sua vita, è inquieta.  Kelly infatti cerca l’amore,  un amore quasi  platonico. È costretta a confrontarsi costantemente con il sesso e quindi cerca un amore che vada al di là” dice Uli. La questione dell’amore è in fondo universale e proprio questo mentre guardiamo il film ci scordiamo di avere a che fare con un film con dei transessuali. Semplicemente non ha più importanza. Superata una prima difficoltà col personaggio di Kelly, personaggio difficile (a partire anche dal corpo e dal volto stesso di kelly) entriamo dentro a una vicenda che è prettamente umana e esistenziale, e trattandosi di esistenza, il genere non conta più.

Da qui si arriva ad un altro grande conflitto, questa volta  interno al film stesso, ossia il conflitto fra documentario e la parte di fiction, legata alle scene decise da Kelly, come quella in cui indossa la coda da sirena o quella del sogno notturno. Il contrasto fra la realtà del Lido e i sogni e l’immaginazione di Kelly diventa di  conseguenza quello fra documentario e fiction.Kelly” ci racconta Felipe “non da mai una risposta concreta ai problemi con cui si ritrova ad avere a che fare nella realtà. Per lei è più importante il mondo dei suoi sogni, che poi è il mondo dell’arte, lei ama cantare e la scena della sirena è tutta una sua idea. Quindi il film segue questa doppia via, perché noi provavamo a parlare della sua quotidianità, con Kelly che cucina ad esempio ma lei ci riportava sempre alle sue fantasie.” Le fantasie di Kelly creano nel documentario un vero e proprio immaginario che tra l’altro, è davvero il caso di sottolinearlo, entra deliziosamente nel kitsch, perdendosi fra perle, fiori e diamanti.

Anche la religiosità, trattata con molta originalità, entra nell’immaginario creato da Kelly. Alcune scene del film riprendono gli abitanti del Lido a messa, con il prete che parla dei vincoli matrimoniali, ma anche tanti abitanti che cantano canzoni popolari maschiliste. “Ovviamente abbiamo voluto toccar dei clichè esagerando, sappiamo che l’Italia è molto più di questo” specifica Felipe.
Ma ecco l’altro grande conflitto, quello della religione cattolica con quella di Kelly e Sabrina, la religione Candomblè in contrasto con quella cattolica fin dal colonialismo del 500:” La religione Candomblé è una religione africana portata dai sacerdoti fatti schiavi in Brasile durante il colonialismo” dice Sabrina. “Ovviamente fu subito vietata perché animista. Per ovviare a questo conflitto fra le due religioni, gli schiavi continuarono a praticarla segretamente e diedero ai propri dei, il dio dell’amore, della giustizia, i nomi dei santi. C’è anche la Sirena che è la madre di tutti.”
La Madonna infatti è la dea dei mari continua Felipe. “e poi le divinità della religione Candomblé non hanno genere…”

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