#PerSo2017 – Frammenti di montaggio del Laboratorio Nuvole e Le Bataille de Mossoul

nel bel chiostro del Cinema Méliès, è iniziata la terza edizione del PerSo, fra i frammenti di un progetto di Giovanni Cioni, Le Bataille de Mossoul e Liberami di Federica di Giacomo

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Nel pomeriggio di sabato 23 settembre inizia la terza edizione del PerSo, il festival umbro dedicato al documentario sociale. Fino al 1 ottobre le proiezioni saranno sparse in quattro cinema della città: Cinema Sant’Angelo, Cinema Zenith, PostModernissimo e il Cinema Méliès, collocato a Via della Viola, dove si è svolta la prima giornata. Sostando nel bel chiostro interno gli spettatori hanno aspettato l’inizio della prima proiezione, Non è sogno (la vita). Si tratta non di un film terminato bensì di frammenti del montaggio ancora in corso di un progetto di Giovanni Cioni realizzato col Laboratorio Nuvole nel carcere di Perugia “Capanne”. Il nome arriva dall’episodio di Pasolini Che cosa sono Le nuvole?  dal film Capriccio all’italiana e lo spunto da cui partono i carcerati  è il dialogo fra Otello/Ninetto Davoli e Jago/Totò, in particolare dalla domanda Che cos’è la verità?
Pur trattandosi di un film ancora incompleto, già queste prime immagini si aprono alle più varie interpretazioni e lo spettatore riesce quasi a farsi un’idea di quello che potrebbe essere il film del regista, godendo a pieno, in ogni caso, del premontato. Cioni stesso, durante l’incontro successivo alla proiezione, ha raccontato che una delle sue priorità nel girare è stata quella di evitare la presenza di immagini del carcere, per non realizzare un film sulla detenzione simile a molti altri ma soprattutto per provare a dare ampio respiro ai carcerati stessi. Da qui l’idea di far recitare i carcerati di fronte a un green screen proprio per dare a quest’ultimi infinite possibilità di spazio. E ancora di una macchina da presa messaggera, davanti a cui i protagonisti realizzino delle lettere-video dirette ai propri cari, che raccolte in un film possono quindi essere proiettate ovunque, su qualsiasi muro,  liberissime di uscire dalla prigione. L’idea iniziale che è emersa è quindi quella del cinema come appiglio, nel film stesso e nella realtà, perchè come hanno raccontato alcuni dei carcerati presenti all’incontro, un progetto del genere fa si che il tempo cambi di qualità e che passi più in fretta. Queste e altre idee si affacciano nella mente durante la visione di quello che è solo un montaggio iniziale, un insieme di frammenti.

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bataille

Gli organizzatori hanno spiegato che il tema principale dei documentari dell’edizione del PerSo 2017 è il conflitto, in tutte le sue accezioni. Già nel premontato di Cioni emergono più forme di conflitto, quello fra interno e esterno e prima ancora quello intrinseco al concetto stesso di verità. Ma è con il film di apertura, fuori concorso, che ci scontriamo direttamente col termine conflitto: La Bataille de Mossoul di Bernard-Henri Lévy segue sui campi di battaglia i curdi e le forze speciali irachene della Golden Division durante la liberazione di una parte della città di Mosul in mano ai miliziani di Daesh. Da ottobre 2016 fino a gennaio 2017 il regista e intellettuale francese ha seguito e ripreso i curdi durante questa battaglia per tornare alla città assediata dai jihadisti. Alla visione della guerra il regista affianca una costante narrazione che segue passo passo ciò che succede di fronte a noi. Dalle immagini crude accostate alle parole declamate con enfasi, emerge un conflitto implicito: una sorta di distanza incolmabile fra il narratore europeo e lo svolgimento sul campo di battaglia iracheno, uno stridio fra i due piani. Questa lettura si erge però su un campo totalmente esplicito, quello delle dure immagini di guerra, dei ricongiungimenti fra parenti, dei bambini impotenti di fronte a questa follia. Il film stesso infine si conclude con delle domande espresse ad alta voce dal regista che aprono le porte a importanti questioni politiche. Riflettendo a mente fredda, forse è proprio il campo dell’eccessivo dire e mostrare a costituire un punto debole del documentario francese, questo insistere sull’esplicito che a tratti rischia di sfociare nella cronaca da piccolo schermo.

La prima giornata si è infine conclusa con il documentario Liberami di Federica Di Giacomo presentato a Venezia73 e ambientato nella Sicilia di Padre Cataldo, prete esorcista a Palermo, che da anni svolge la sua particolare funzione all’interno della comunità.

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