Pesaro 50 + 1 – Incontro con Svetlana Proskurina

Svetlana Proskurina non è nuova qui a Pesaro e in questa edizione ha presentato il suo ultimo film Do svidanija, mama. È amica e collaboratrice di Alexander Sokurov con il quale ha scritto Arca russa

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Svetlana Proskurina fa parte della piccola delegazione di registe russe presenti qui a Pesaro. La sua esperienza di autrice si manifesta sia nella scrittura, sia nella direzione dei film ed è stata determinante per la sua esperienza l’amicizia e la collaborazione con Aleksandr Sokurov che si è maggiormente consolidata dopo la scrittura della sceneggiatura di Arca russa. A Pesaro Proskurina ha presentato il suo ultimo film Do svidanija, mama. La sua natura colloquiale e la sua disponibilità estrema ha reso possibile e molto ricco l’incontro che si è realizzato anche grazie alla determinante presenza di Giulia Marcucci che traduce con esperienza la lingua russa.
Le vicende del suo film nascono dalla realtà o da suggestioni letterarie?
Desideravo girare un film dove il tema principale fosse la famiglia. Ho visto Volčok la piece teatrale di Vasilij Sigarev e mi è molto piaciuta e così Sigarev ha scritto per il mio film una sceneggiatura originale, però senza alcun riferimento diretto al suo lavoro teatrale.
Come è stato accolto il suo film in Russia, tenuto conto che

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Do svidainija, mama

Do svidainija, mama

si tratta di una storia in cui vi è la trasgressione del personaggio femminile che abbandona per la passione d’amore il marito e il figlio?
Ormai gli spettatori russi sono abituati a vedere qualunque cosa. Mi pare, invece, più importante capire come il regista conduca lo spettatore ai temi, oppure a guardare delle sequenze particolari. Mi piacerebbe che i film venissero guardati secondo la stratificazione con cui sono stati realizzati, solo così si può cogliere la molteplicità di significati che ci sono nell’immagine e solo così si può arrivare ad una comprensione della complessità dell’opera. La vergogna e il male sono sempre al nostro fianco e mi pare che sia importante restare accanto a queste cose comprendendole. Questo forse è uno spirito pofondamente russo.
Nel suo film vi è una particolare cura della fotografia e dell’inquadratura…
Questo fa parte del mio stile. La fotografia e l’attenzione alla luce è la parte fondamentale del mio lavoro e di quello dei miei collaboratori quando dirigo un film. L’immagine è più importante dell’intreccio e deve comunicare il senso dell’opera. Questo film è stato girato in pellicola e spero di potere continuare a farlo ancora. Abbiamo girato tra l’Estonia e la Norvegia, mi spiace che la copia disponibile qui a Pesaro era un pò scura e una parte di questo lavoro non sia stato possibile percepirlo in pieno.

Svetlana Proskurina, Pesaro 50+1

Svetlana Proskurina, Pesaro 50+1

Forse avrebbe preferito che non fosse proiettato in piazza, ma in sala….
Quello che in realtà mi interessa è il processo produttivo e poi quello che porta a realizzare il film. Il resto non mi riguarda. Ma in fondo le copie di un film non sono sempre perfette. Al festival di Locarno ho dovuto chiedere che si interrompesse la proiezione perchè non andava bene, non era perfetta, qui questo non è accaduto e sono stata tranquilla.
Il film è uscito in qualche paese europeo?
In realtà non lo so, non sono io che mi occupo della circolazione dei miei film.
Lei ha parlato del suo rapporto artistico con Sokurov qual’è l’insegnamento maggiore che ha avuto da questa collaborazione?
Non c’è stato un insegnamento particolare. Questo rapporto di collaborazione mi ha indotto ad essere molto più forte nel momento in cui devo portare a termine un mio progetto. Forse la cosa che mi porto maggiormente dentro è quella di fare coincidere il progetto che ho in mente con la realizzazione finale dell’opera.
Come vive un’artista russa le tensioni politiche e sociali della Russia?
Dal mio punto di vista “la zona dell’arte” deve rimanere separata dalla zona del sociale perchè credo sia necessario mantenere il giusto distacco per poterne parlare anche in termini strettamente temporali. Per questa ragione non amo il cinema sociale e quindi non mi piace neppure girare questo tipo di film.
La domanda precedente è legata alla particolare natura politica del cinema di Sokurov…
Credo che nel cinema di Sasha solo i documentari siano esplicitamente politici, i suoi film non sono sulla politica, ma sul potere e si tratta sempre di riflessioni filosofiche sul potere.
Si sente una privilegiata come cittadina russa ad essere una regista?
Se per privilegio si intende la posizione esistenziale che vivo, sicuramente mi sento una privilegiata. Non così dal punto di vista economico e sociale. Ho perso molti rapporti personali in virtù della mia professione…
…anche se come artista ha potuto esprimere liberamente il

Do svidainija, mama, Pesaro 50+1

Do svidainija, mama, Pesaro 50+1

suo pensiero?
Ho dovuto fare molte rinunce personali, e poi, occupandomi così tanto di cinema e dei caratteri dei personaggi questo mi ha portato a percepire immediatamente la natura umana. Mi capita oggi di comprendere subito i caratteri delle persone. Tutto questo però mi disturba è come andare a casa di qualcuno senza essere invitata.
Conosce il cinema italiano? Le piace?
Si, guardo spesso i film di Bertolucci, mi piace molto Il tè nel deserto. Mi capita di vedere e rivedere i film italiani. Quanto al cinema italiano più recente quando ho l’occasione di vederlo mi interessa molto.
La sua esperienza qui a Pesaro come è stata? Secondo lei è importante la presenza di un regista ai festival? e chi si arricchisce di più il festival o l’autore?
Ogni festival, anche il più piccolo, contribuisce ad arricchire una persona, anche fosse solo per i rapporti personali che si creano. Ancora meglio per i festival italiani, perchè amo tutto dell’Italia. In realtà mi piace anche molto il lavoro di giurata nei festival e quando me lo chiedeno non dico mai di no.
Si aspettava qualche domanda che non le ho rivolto?
No… credo di avere avuto l’occasione di potere parlare pienamente del mio lavoro, io stessa non credo che avrei aggiunto altro.

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