Pesaro 50 + 1 – Terra, di Marco De Angelis e Antonio Di Trapani – Ananke, di Claudio Romano

Una conferma e un esordio per il nostro cinema del futuro, Terra di Marco De Angelis e Antonio Di Trapani e Ananke di Carlo Romano.

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Terra, 2015

Terra, 2015

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L’unico film italiano in concorso in questa 50 + 1 Mostra del Cinema di Pesaro è Terra della coppia ormai consolidata Marco De Angelis e Antonio Di Trapani. Avevamo già conosciuto il loro cinema rarefatto e raffinato qualche anno fa a Venezia quando avevano esordito con Tarda estate, un film che nasceva dal loro amore per la cultura giapponese.

Con Terra i due giovani autori spostano l’asse del loro registro narrativo e si affidano ad una complessa composizione di materiali di repertorio e di altri girati da loro stessi per realizzare un film dalle molteplici suggestioni visive. Ha ragione Adriano Aprà nel sottolineare che i reperti d’archivio così come utilizzati nel film perdono la loro natura di documento per costituire e diventare nuovo e originale immagine narrativa, connaturandosi alla struttura del film.

Dalla fantascienza De Angelis e Di Trapani traggono le ansie per l’estinzione dell’umanità e su quest’angoscia del futuro costruiscono la nostalgia per la sorte del nostro pianeta. Il titolo del film diventa, così, un’invocazione disperata, ma anche una possibilità di speranza affidata però ad un’intelligenza extraterrestre.

Il profilo esistenziale che caratterizza Terra, lo si ritrova con altri accenti e altre scelte nel bell’esordio – tenuto a battesimo da Mauro Santini – del giovane regista abruzzese Claudio Romano, aiutato nella scrittura da Betty L’Innocente.

Ananke, questo il titolo del film, è la storia di una coppia che fugge da una civiltà in cui si sta

Sul set di Ananke

Sul set di Ananke

diffondendo un’epidemia che porta al suicidio, per rifugiarsi sulle montagne oltre un ipotetico confine.

Il film è girato in 16mm e in b/n, il che la dice lunga sulle scelte espressive del giovane regista. Va detto, inoltre, che ha confessato di non avere avuto il coraggio di spingersi ad utilizzare una pellicola con l’emulsione scaduta come avrebbe voluto.

Ananke era la dea del destino e su questa ineluttabilità del futuro si gioca la vita dei due protagonisti e il futuro dell’umanità, affidato alla presenza salvifica di una capra dallo stesso nome.

Romano ha realizzato volutamente un film antico, che, però, costituisce una vera boccata d’ossigeno per il cinema italiano e il suo valore risiede in gran parte nelle qualità espressive del suo regista. Ananke è il frutto di un impianto e di una struttura narrativa concepita in modo molto raffinato in cui la conduzione della mdp non è mai casuale, ma sempre fortemente motivata e le cui frasi per immagini risultano sempre perfettamente compiute all’interno della complessa sintassi narrativa. Tra l’altro è interessante la relazione che si è realizzata con la scrittura del film tra il regista e la cosceneggiatrice L’Innocente, la loro diversa formazione culturale si riflette sui possibili significati da attribuire alla storia narrata. il che la arricchisce di riferimenti. Infatti, ad una interpretazione legittimamente cristologica se ne può contrapporre un’altra, altrettanto legittima, di segno opposto.

Il film – di non facilissima fruizione – è stato prodotto dal solito coraggio imprenditoriale di Gianluca Arcopinto e, quindi, Claudio Romano è uno di quei 29 nomi che la meritoria attività produttiva di Arcopinto ha fatto esordire nel panorama del cinema italiano.

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