#PesaroFF53 – Pedro Aguilera racconta la sua trilogia

Il regista spagnolo, protagonista di una retrospettiva, racconta i punti in comune dei suoi tre film proiettati nella mostra pesarese

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Tra gli autori a cui la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, appena conclusa, ha voluto dedicare uno spazio speciale c’è stato Pedro Aguilera. Classe ’77, il regista spagnolo si è fatto notare per un esordio definito folgorante come quello de La Influencia, presentato nella Quinzaine des Réalisateurs di Cannes nel 2007, per poi continuare la sua carriera con Naufragio ed il recente Demonios tua ojos. Una trilogia che è stata interamente proiettata durante gli ultimi giorni del festival e su cui Aguilera si è soffermato in un incontro con il pubblico. “Per me è difficile fare un’analisi dei miei film perché li giro in maniera non razionale” ha esordito il regista “Però parlando con amici e critici durante questo festival ho capito che è vero che ci sono tematiche che ritornano in questi tre film. Nei primi due è evidente la tematica del suicidio ma anche nel terzo viene mostrato un naufragio morale che doveva confluire nella prima stesura della sceneggiatura in una morte. Dopo dieci anni grazie a questa retrospettiva mi accorgo di alcuni aspetti umani che legano tutti i miei lavori ma questo tipo di riflessione non la faccio mai mentre scrivo e dirigo. Anzi il mio obbiettivo è fare sempre un film diverso, ho paura che qualcosa si ripeta. La maggior parte dei cineasti procede in maniera diversa dalla mia: usa la stessa forma per parlare di cose diverse. Mi viene in mente Kaurismaki che sa parlare di amore e politica utilizzando sempre lo stesso linguaggio. Io forse perché ho iniziato da poco mi piace ancora sperimentare cercando un intuizione. Vedendo di nuovo i miei film però mi accorgo che certe scelte di scrittura che per me sembravano casuali non lo sono. Per esempio tutti e tre sono molto legati alla Spagna ed in ognuno di questi ho cercato di raccontare i diversi strati sociali che compongono il mio paese, ovvero la piccola-bassa borghesia nel primo, la povertà nel secondo, l’alta borghesia nel terzo. Oltre a questo si ripetono anche gli schiaffi.”.

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Quello che Aguilera nota sulle diverse modalità di linguaggio che usa nei suoi tre lavori lo ha fatto più volte definire dalla critica come un autore eclettico, soprattutto parlando del suo film più recente e controverso, Demonios tua ojos, girato completamente in 1:33: “E’ un formato che mi aveva da sempre affascinato. Nella storia del cinema è stato usato dai più grandi, da Bergman a John Ford. E’ il più equilibrato e richiama una forma di perfezione. Proprio per questo deve essere usato in maniera intelligente rispetto alle tematiche di cui si sta parlando. In questo caso era particolarmente azzeccato perché richiamava lo stato di claustrofobia provato dal protagonista. Volevo avvicinarmi parecchio ai volti e filmare la continua frustrazione del desiderio, non solo quello sessuale, ma anche quella dell’immagine che si vuole restituire all’altro.”. Questo film infatti traccia le vicende di un regista che scopre un’ossessione per la sorellastra che lo porta fino all’incesto. Nel momento in cui questo avviene Aguilera sceglie di omaggiare il cinema italiano mostrando una sequenza di Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato. Così ha commentato questa scelta: “Mi serviva qualcosa che mostrasse l’aspetto antropologico, ancestrale ed archetipo dell’uomo quando la parte animale si sostituisce a quella razionale. Su questo quella sequenza mi sembrava perfetta.”.

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