Piena di grazia (Full of grace), di Andrew Hyatt

ìUltimi giorni di Maria di Nazareth raccontati in pellicola per la prima volta in un esperimento poco riuscito. Girato in dieci giorni nella natura californiana che prende il posto della Palestina

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Il regista statunitense Andrew Hyatt, abbandona per un momento il genere thriller dopo l’esordio con The Frozen (2012) e il successivo The Last Light (2013), per concentrarsi su una storia dal respiro biblico: con Full of grace, Hyatt, ci racconta gli ultimi giorni di Maria di Nazareth (Bahia Haifi) e le problematiche che affliggevano la Chiesa dopo dieci anni dalla morte di Gesù. I colloqui con gli apostoli, e principalmente Pietro (Noam Jenkins), prendono in esame le difficoltà di una fede che, attraverso le troppe e varie interpretazioni, sta prendendo strade diverse, distorcendo il reale messaggio originale che il Cristo aveva comandato ai suoi discepoli.

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Girato in soli dieci giorni, immersi in una natura californiana che per l’occasione prende visivamente il posto della reale Palestina, la pellicola assume un incidere palesemente pieno di ostacoli: la concentrazione iniziale, data alle tematiche umane, viene completamente scalzata da un susseguirsi di retorica fine a se stessa che non lascia spazio ad alcuna riflessione, se non quella di una fede descritta come cammino cieco e privo di risposte.
Le problematiche poste in essere, relative ad una prima fase della Chiesa cattolica macchiata da troppe interpretazioni, da una parte, e dal desiderio di singoli individui di dominare sulle masse, dall’altra, fa trapelare un reale interesse in merito al principio di una contaminazione della fede originaria che appassiona e intriga. Un elemento sostenuto dallo stesso ruolo di Pietro che, come guida incerta e alla disperata ricerca di un cammino da individuare e sostenere, appare come vero soggetto di contatto con una modernità tanto storica, nel suo contesto, che attuale, nel nostro contemporaneo. Eppure questo principio riflessivo viene completamente a perdersi nel susseguirsi del narrato, laddove le ‘risposte’ trovano spazio in un’enfasi devota che non lascia spazio a nient’altro che a un chiuso riscontro nel credo, in una fedeltà religiosa che si esaurisce nella sua stessa sostanza.
E se la Maria di Bahia Haifi restituisce un’immagine colma di dolcezza e serenità, pur nel confronto con un dolore che l’ha sempre seguita, questa non basta ad elevare una pellicola che poco si discosta da un esempio filmico degno di un contesto puramente dottrinale. E il fattore tecnico non esalta particolarmente lo sguardo, con i suoi curiosi tentativi di avvicinamento ad un Malick o, ancora più timidamente, ad Herzog, in un ovvio espediente fallito.

Titolo originale: Full of grace
Regia: Andrew Hyatt
Interpreti: Bahia Haifi, Noam Jenkins, Kelsey Asbille
Origine: USA, 2016
Distribuzione: Minerva
Durata: 83′

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