Pier Paolo Pasolini 1922 – 1975 – Dalle borgate al mito greco (2° parte)

Pasolini cominciò ad utilizzare il cinema come mezzo espressivo del suo pensiero. Il suo cinema è stato sempre il risultato di poetica esclusiva e ricercata e frutto di una profonda meditazione.

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

Poiché il cinema non è solo un’esperienza linguistica, ma, proprio in quanto ricerca linguistica, è un’esperienza filosofica.
Pier Paolo Pasolini, Poeta delle ceneri

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

 

Quando Pasolini aveva cominciato a guardare al cinema come mezzo espressivo del suo pensiero si sentiva un ignorante, non sapeva nulla di obiettivi e focali e sul set si sentiva spaesato. Accattone è del 1961 e qui sorvoliamo sui processi che gli furono intentati da lì in poi e sulle aggressioni fisiche ricevute che cominciarono proprio con questo film al cinema Barberini a Roma in cui si dovette assistere all’aggressione degli spettatori da parte dei gruppi organizzati dei neofascisti. Il suo rapporto con il cinema era iniziato con la collaborazione con l’amico Giorgio Bassani per la sceneggiatura di La donna del fiume, che sarebbe stato diretto da Mario Soldati. Seguirono altre scritture prima di passare dietro la macchina da presa. È nel 1955 che viene pubblicato Ragazzi di vita, controverso libro in cui si esplicita, per la prima volta, il tema della prostituzione omosessuale. La miopia culturale che Pasolini cominciava a subire si manifestava con tutta la sua insopportabile arroganza.
Ma da quel momento il nome di Pasolini cominciò ad essere legato alla autenticità della vita che si ritrova nelle borgate e presso i più semplici, rispetto alla corruzione dei valori che si ritrova in quello che si definiva il mondo borghese corrotto dal neocapitalismo consumista.
Di differente impianto, sebbene legato allo stessa ambientazione borgatara, è il suo secondo film con protagonista Anna Magnani. Mamma Roma (1962) è forse la sublimazione del

legame che Pasolini ha sempre avuto con sua madre. Il film tocca i toni tragici nell’impossibile percorso di integrazione sociale, e diventa una velata accusa per un sottoproletariato diseredato che aspira a modelli piccolo borghesi estranei e lontani da ogni cultura di classe.
Dopo questo film quattro esperienze che hanno in comune più che il desiderio di narrare storie, un intento che oggi appare, di sperimentazione e ricerca delle possibilità del mezzo al quale si era avvicinato con curiosità e passione. La ricotta, La rabbia, Comizi d’amore e Sopralluoghi in Palestina per il Vangelo secondo Matteo (tutti 1963), diventano quattro elaborati conoscitivi. Il primo, forse il film più teorico insieme all’ultimo (Salò) e a quello mai girato (Porno-Teo kolossal), in cui la composizione rigorosa

La ricotta, 1963

La ricotta, 1963

dell’immagine si accompagna alla forma grottesca dell’espressione narrativa. Un cinema che segna il definitivo distacco da ogni ipotesi di riconciliazione con la borghesia e tutto in quell’equilibrio tra principi antichi di una religiosità altrettanto arcaica e la tragedia di un sottoproletariato che si fa interprete puro dei sublimi Testi che raccontano la Passione. La rabbia, Comizi d’amore e Sopralluoghi in Palestina costituiscono tre lavori con i quali il regista mette a punto alcune sue idee sul mondo e sulla possibile rivoluzione, opere necessariamente di un comunista che però non piacque ai comunisti.
Vangelo secondo Matteo (1964) consacra il suo cinema, divenendo in qualche modo la

Il Vangelo secondo Matteo, 1964

Il Vangelo secondo Matteo, 1964

punta di diamante di una poetica esclusiva, ricercata e frutto di una profonda meditazione. Sicuramente questo è il sostrato sul quale un film come il Vangelo è nato, ma l’opera traduce in immagini qualcosa di differente. Dalle sue dichiarazioni apprendiamo che il senso di questa sua nuova opera risiedeva in una riflessione sulla morte in antitesi con gli insegnamenti cattolici.
Il successivo Uccellacci e uccellini segna il passaggio del suo autore ad un cinema che lui chiama della realtà. Quel film del 1965 segna l’addio all’immagine che replichi con immediatezza la realtà per fare diventare realtà l’immagine stessa. La ricerca visiva che in questo film è evidente a scapito di ogni residua forma “letteraria”, che, invece,

Uccellacci e uccellini, 1965

Uccellacci e uccellini, 1965

sembrava emergere dalle sue opere precedenti. Il film, oltre a costituire un chiaro apologo ideologico, è anche un esperimento umoristico (ma non soltanto per la presenza di Totò, qui più che altro maschera e non essenza), ma rappresenta il sintomo del nuovo sentire di Pasolini che politicamente comincia a guardare ad un terzomondismo di matrice sartriana. Ideale prosecuzione è La terra vista dalla luna (1967), breve film che ricalcando le comiche del primo Chaplin diviene campo di semina di una ricerca linguistica precisa che comincia da quella del colore, e prosegue con la scrittura della sceneggiatura, che viene eliminata in questo film, in cui il tema resta quello dell’assurdità dell’esistenza in una condizione di solitudine. Di straordinaria e ulteriore contiguità è il cortometraggio successivo Che cosa sono le nuvole? (1968), di nuovo con Totò. Il sogno delle marionette dirette dal loro

La terra vita dalla luna, 1967

La terra vita dalla luna, 1967

demiurgo, ci induce a riflettere, insieme al regista, sul rapporto vita-morte e di quanto lo spettacolo della vita prenda forma solo con la necessaria morte.
Febbrilmente impegnato con la sperimentazione cinematografica, Pasolini, nel frattempo, si sarebbe immediatamente dedicato alla sua versione di Edipo re (1967), figura grandissima della tragedia greca che serve al regista come svelamento personale di una sua perseverante ossessione, ma anche per attualizzarne i temi in chiave autobiografica, con esplicito segno nell’incipit e nella sua conclusione. Ma il vero tema sotteso ad una chiara speculazione intellettuale è quello della colpevolezza dell’innocenza, argomento che sarebbe tornato in tutta la sua essenza nel successivo La sequenza del fiore di carta.

Sopralluoghi in Palestina, 1963

Sopralluoghi in Palestina, 1963

L’idea pasoliniana di purezza arcaica del terzo mondo, in tutto simile all’autenticità popolare che egli ricerca nelle borgate romane, lo spinge fino in India. La sua ricerca è come sempre politica e la forma sotto la quale nasce assomiglia al precedente Sopralluoghi in Palestina e alla poetica di Comizi d’amore nella sua parte ambientata nel meridione d’Italia. Nasce così Appunti per un film sull’India. Pasolini ha necessità di verificare proprio le prospettive del suo pensiero e, allontanandosi dal documentario in senso classico, costruisce il film come un taccuino fatto di quel cinema di poesia di cui si faceva promotore provando a raccontare il fallimento di ogni possibile omologazione di stampo colonizzatore occidentale, di un mondo, ancora una volta, arcaico che si difende con le armi della propria cultura.

Pier Paolo Pasolini 1922-1975 – Il poeta profetico (1° parte)

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array