Polaroid. Gus Van Sant VS Andy Warhol

Lucian, foto di Gus Van Sant (stampa digitale da polaroid, 2010). Debbie Harry, foto di Andy Warhol (polaroid,1980)
Venti anni, oltre 200 polaroid scattate da Gus Van Sant, rese pubbliche per la prima volta, a confronto con opere simili di Andy Warhol, in un'unica mostra: è One Step Big Shot: Portraits by Andy Warhol and Gus Van Sant, dal 15 maggio al 5 settembre a Eugene, Oregon.

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 Lucian, foto di Gus Van Sant (stampa digitale da polaroid, 2010). Debbie Harry, foto di Andy Warhol (polaroid,1980)

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Venti anni, oltre 200 polaroid scattate da Gus Van Sant, rese pubbliche per la prima volta, a confronto con opere simili di Andy Warhol, in un'unica mostra: è One Step Big Shot: Portraits by Andy Warhol and Gus Van Sant, dal 15 maggio al 5 settembre a Eugene, Oregon.

 

Van Sant e Warhol hanno immortalato lungo le rispettive carriere centianaia di amici ed estranei, che spesso sono diventati intepreti diretti o personaggi nei film del primo, protagonisti delle serigrafie e dei dipinti del secondo. L'evento, organizzato dal Jordan Schnitzer Museum of Art e reso possibile anche da una donazione della Andy Warhol Foundation, ospita inoltre la proiezione di cortometraggi di entrambi gli artisti, tra cui Discipline of DE, Thanksgiving Prayer e Ballad of the Skeletons.

 

Sono esposti ritratti di Ken Kesey, Debbie Harry, Mick Jagger e Truman Capote, di attori all'epoca ancora poco noti come Drew Barrymore, Nicole Kidman, Minnie Driver, Crispin Glover, John Travolta, Jonathan Rhys Meyers; cinquanta polaroid sono state raccolte in un catalogo per un editore di Portland.

 

Il curatore della mostra Lawrence Fong ha messo in luce affinità e significativi paralleli tra i due artisti, specie nel modo di Gus van Sant VS Andy Warholmanipolare le proprie istantanee per farne poi altre opere d'arte.

Pur non essendosi mai incontrati di persona, i due hanno molto in comune: entrambi hanno fatto del proprio orientamento sessuale una parte fondante del proprio lavoro, si sono espressi con il cinema sperimentale e sono sempre stati affascinati dalle sottoculture americane, di cui furono cantori figure come William Burroughs o Allen Ginsberg.

 

Uno stretto legame già raccontato dal regista di Portland in un'intervista a Sight of Sound del 2007 (la traduzione di sentieri selvaggi).

 

Sempre in maggio, la Portland Contemporary Art Gallery ha ospitato Cut-Ups (guarda la gallery) una serie di collage fotografici, sempre a partire da materiale polaroid, realizzato da Gus Van Sant soprattutto per essere riutilizzato nei suoi film. Volti smontati, ricombinati e rielaborati in digitale, in una meditazione sulle tante identità di ognuno, in cui si mescolano anche le differenze di genere e di età.

 

Ho usato per la prima volta una polaroid durante la realizzazione di Mala Noche (1985) ed ero molto emozionato, ma non avevo uno scopo particolare – racconta Van Sant a Artforum.

Le foto (di Cut-Ups) sono state create digitalmente a partire da 655 negativi di Polaroid. In gran parte sono scatti in bianco e nero che appartengono ai casting fatti di volta in volta per dei film. […]

Mi piace l'idea che i soggetti di queste opere siano esseri creatijosh and boy, 2010, by Gus Van Sant. a partire da altri, con l'aggiunta di nuovi elementi, come nel concetto di William S. Burroughs si arriva a fare qualcosa di nuovo tagliando e mescolando le parole. C'è qualcosa di strano nelle espressioni dei soggetti che ho fotografato, ho sempre pensato dipendesse dalle dimensioni della macchina che avevo in mano, un oggetto piuttosto ingombrante e antiquato.

I miei ritratti rivelano uno sguardo cubista, percè mostrano pezzi e angoli indipendenti della forma umana, fusi insieme. Si potrebbe anche chiamare erotico, ma non mi identifico completamente in questa idea, forse perchè alcune immagini fanno appello a questa sensazione, altre no. I ragazzi a torso nudo sono facilmente "erotizzabili" e nei miei film ho usato spesso questa immagine. Ma spesso sono senza t-shirt semplicemente perchè è un po' più difficile lavorare su forme umane coperte di vestiti.

Di Andy Warhol ci restano molte più foto di quanto io possa mai fare, perchè era così che documentava tutto. Ma ha usato anche la macchina fotografica come uno scudo, ed è quello che succede in effetti, è successo anche a me, quando incontro per la prima volta gli aspiranti attori ai casting. Quando la conversazione si fa difficile, vorrei afferrare la macchina fotografica e scattare una foto, questo forse mi darebbe la possibilità di convincere le persone ad alzarsi e uscire. Spesso è stato un modo per dire addio alle persone agli attori che ho incontrato.

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