Post-spiritismo: la tecnologia è la scienza o è il fantasma?

Il patto tra mondo degli spiriti e quello dei media dall’ 800 arriva al Verismo, passa per Luigi Capuana e si definisce nella magia documentaria della fotografia. Da Sentieri Selvaggi Magazine n.26

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Nel buio della sala un fascio di luce proveniente da un proiettore illumina uno schermo vuoto creando delle forme. L’esperienza cinematografica è fatta di volumi senza materia. Di fatto noi spettatori vediamo sempre immagini (in)visibili. Ci innamoriamo di fantasmi, che oggi peraltro, con gli strumenti audiovisivi della società contemporanea, diventano sempre più ossessivi, invadenti e, ovviamente,  impalpabili. Immagini e volti senza peso. Ma è la tecnologia che produce i fantasmi o sono loro che hanno bisogno della tecnologia?

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Il rapporto tra strumenti tecnologici e mondo degli spiriti è alla base di alcuni dei più importanti horror che il cinema ha prodotto da tempi non sospetti. Pensiamo agli schermi di Poltergeist o a quelli un po’ più recenti di Pulse/Kairo, il capolavoro di Kyoshi Kurosawa. Il legame è stato appunto ribadito in questa stagione, con alcune opere che hanno sottolineato il potenziale tecnologico dello spiritismo audiovisivo: da Personal Shopper a Twin Peaks, passando per due prodotti Netflix: The Discovery e la prima stagione di The OA, serie tv new age, ideata da Brit Marling e Zal Batmanglij, dove la comunicazione con l’ignoto passa ancora una volta tramite connessioni in rete, smartphone e youtube.

gif critica

La natura ontologicamente documentaria della narrazione per immagini ci racconta come il mondo dello spiritismo – insieme ovviamente a quello delle religioni, con tutte le derive apocalittiche e fanatiste dei nostri tempi – sia stato per tutto il Novecento estremamente ricettivo nei confronti delle innovazioni tecnologiche. Anzi, ha spesso avuto bisogno di questi strumenti per legittimare la sua esistenza e la sua “veridicità”.

La modernizzazione del mondo della comunicazione terrestre ha inevitabilmente portato a una rivoluzione nei linguaggi di medium, apparizioni ed ectoplasmi. E così, improvvisamente, figure come Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891), pioniera del misticismo ottocentesco, filologa e divulgatrice della teosofia, nonché amica di Mazzini e Garibaldi, o Allan Kardec (1804-1869), codificatore dello spiritismo, appaiono lontani riflessi di un vecchio mondo aristocratico e intellettuale, dove i confini tra scienza, religione e magia erano ancora sfocati, ed era possibile comunicare con gli spiriti attraverso l’ipnosi o le sedute spiritiche attorno a un tavolo e disquisire in uno stesso volume di sogni premonitori, sciamani, Cristianesimo, karma e Buddismo. Parliamo di un tempo in cui le prove scientifiche erano semplicemente le confessioni, i diari, le pubblicazioni antologiche. Solo nel XX secolo avrebbero fatto la comparsa le registrazioni sonore, le fotografie coi volti del Cristo o di bambini defunti, i video online.

Insomma c’è stato un prima e un dopo. E chissà che oggi non sarebbe il caso di cominciare a parlare già di postspiritismo…

Forse la figura ponte tra il vecchio e il nuovo (altro) mondo è l’insospettabile Luigi Capuana (1839-1915). Scrittore, filosofo e fervente teorizzatore del Verismo letterario, Capuana è stato anche, insospettabilmente, un curioso sperimentatore dello spiritismo. Trascorreva le sue notti nel tentativo di comunicare con gli spiriti, decifrare rumori, possessioni, raccogliere prove dell’esistenza di un aldilà. Era ossessionato dalla raccolta dei fatti, dallo studio senza preconcetti dell’argomento. Da autentico fautore della letteratura naturalistica e del “reale”, cercava in tutti i modi di trovare una chiave documentaristica, e quindi scientifica, al fantastico.

Luigi Capuana, Autoritratto profetico

Luigi Capuana, Autoritratto profetico

Era anche ammaliato dalla fotografia, che riteneva strumento di verità ma anche di creazione magica. La leggenda vuole che Capuana portasse la sua macchina fotografica durante le sedute spiritiche per documentare il contatto con l’altro mondo. Anche lo spiritismo doveva così diventare esperienza verista. Ma se è vero che lo scrittore siciliano è stato quasi un teorico neorealista ante-litteram, non è stato neppure estraneo a una certa autoironia. L’autoritratto profetico sta lì a dimostrarlo. È una delle sue istantanee più famose e macabre: vediamo lo scrittore fingersi morto, legato su una poltrona. D’Annunzio reagì con entusiasmo al gesto del collega scrittore. Riletta oggi sembra quasi una provocazione postmoderna. Eravamo già nel post-spiritismo? La macchina fotografica è la scienza o è il fantasma?

da Sentieri Selvaggi Magazine n.26

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