"Quel mostro di suocera", di Robert Luketic

Inguainandola nella muta di commedia sofisticata Luketic infila l'anima di quella brillante iniettando irresistibili dosi slapstick nel flusso di una vitalità degna di Edwards, Wilder e Hawks. Un cinema fragile come carta da zucchero che miracolosamente non si strappa mai e corre veloce, liquido verso il suo obiettivo: mostrarci brandelli di vita.

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Suocera. A sentire solo nominare questo nome, mariti e mogli (anche non alleniani) impallidiscono, fremono solo ripensando alla proverbiale, famigerata "bestia nera" della famiglia. "Mostro legalizzato" come titola acutamente, in originale, la commedia calembourizzando l'espressione "mother in law". Una posizione di succulenta fastidiosità quella che si è scelta Jane Fonda per tornare sulle scene dopo 15 anni d'assenza passati a cercare di far dimagrire l'obesa America con la sua miscela "sciogligrassi" di fitness ed aerobica. Un cinema che, sui binari falsamente rassicuranti della commedia, si rivela problematico quello dell'australiano Luketic, fotogrammi che sbuffano e scartano negli scontri di mondi/corpi che si attraggono/respingono senza soluzione di continuità perché nel cinema del regista gli opposti si attraggono ma non si elidono; si esaltano aggregandosi. E' la rutilanza trascinante di un cinema-ottovolante che scorre su pellicola e lavora con l'umiltà e la naturalezza del vecchio artigiano-regista di una volta, umile senza aver nulla di popolano, basso o poco ricco in quello che (s)cava fuori. Dalla terra più brulla si possono anche ottenere pomi d'oro e Luketic sa come dissodare i suoi "orti". C'è un fascino magnetico ed un'insolita e preziosa eleganza che scalda il cuore nella sua direzione dei personaggi che si basa anche su inganni, detour fin dall'inizio: le sventaglianti panoramiche così ariose sul mare, la spiaggia e le ville con piscina ci depistano sull'ambientazione quasi totalmente chiusa in interni seppur ammaliante grazie alle scenografie di Missy Stewart (più volte al lavoro con Van Sant) e alla fotografia di Russell Carpenter (da Titanic ai due Charlie's angels), perché è nella compressione che Luketic libera le pulsioni in gioco: affettività mancate (non solo la Lopez è orfana, ma su questo affonda il coltello del pregiudizio Viola "violenta" Fonda, madre in carriera che adora/trascura il figlio con una possessività tale da rivestirlo quasi dell'aura insostenibile di "unico marito possibile" dopo la propria sequenza matrimoniale con ambizioni numeriche "alla Liz Taylor"), i falsi miti del successo e del denaro (la fertile precarietà della Lopez le serve ad emanciparsi dalla piattezza del mondo ed al tempo stesso ad integrarvisi invischiandovisi dentro le sue sfaccettature).

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Ma le tensioni che corrono come fili elettrici nell'opera di questo talento emergente della commedia Usa hanno bisogno di un baricentro. E quel baricentro si può chiamare solo Ruby/Wanda Sykes (già due Emmy all'attivo, 5 anni nel Chris Rock show, tra le prime 25 persone più simpatiche d'America secondo Entertainment Weekly) straordinaria spalla della Fonda. Un grillo parlante in gonnella molto più vero, nella sua scomoda (perché pragmatica) acidità borbottata con insuperabile indolenza, di quello collodiano. E se qualcuno avesse dei dubbi sulle qualità di Luketic (per la verità quasi tutti, che hanno scambiato, da cattive "gazze ladre critiche", luccicante argento per opaca latta, ma il tintinnìo è ben diverso e non serve possedere il prezioso e raro "orecchio assoluto" per distinguerlo) dovrebbe ammutolire ed espletare un salutare mea culpa per scarso fiuto quando il film supera sé stesso nel finale, il momento in cui i giochi sembrano fatti, bruciando tutto ciò che ha seminato e rinascendo dalle proprie ceneri come araba fenice. Parliamo della comparsata di terrificante, devastante forza dirompente di una Elaine Stritch da Oscar (prossimamente anche nella magnifica irriverenza del Romance & Cigarettes di John Turturro) che lascia a bocca aperta per potenza comica e rilancia ancora più in alto gli standard della commedia moderna affidandosi ad uno script di mostruosa padronanza dei tempi comici e acutissima verbalità (nonché ennesimo bagliore di un doppiaggio generale eccellente), capace di spazzare via in una manciata di secondi i luccicanti virtuosismi del cast. Miracoli del cinema. Miracoli del piccolo-grande artigiano Luketic che, forse, non sappiamo veramente perché sia così speciale… ma vogliamo passare il resto della vita a scoprirlo.



 


Titolo originale: Monster in Law
Regia: Robert Luketic
Interpreti: Jane Fonda, Jennifer Lopez, Michael Vartan, Wanda Sykes, Elaine Stritch, Adam Scott
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 102'
Origine: Usa, 2005

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