Questi sono i 40, di Judd Apatow

Superati i 40 Judd Apatow scrive sotto traccia pagine e pagine di cinema personalissimo, quasi “morettiano”, con continui passaggi tra pubblico e privato. Straordinario, intimista, popolare.

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Superati i 40 Judd Apatow sembra quasi non avere più tempo per poter fare nessun altro cinema che non sia il “suo”. Perché una cosa ancora una volta ce la dice questo straordinario Questi sono i 40: Judd Apatow è un Autore. E lo è nella maniera più complessa ed “europea” possibile. Il suo quarto film porta avanti il percorso già iniziato con il bellissimo e sottovalutato Funny People, diluendo la componente comica a vantaggio di una sensibilità intimista, semidrammatica, molto quotidiana e popolare (in quanto sincera testimonianza delle emozioni che compongono la società e la famiglia americane). Del resto non manca neanche qui l’umorismo graffiante degli esordi – senza dimenticare peraltro i tanti tasselli filmografici dell’Apatow sceneggiatore e produttore – è solo che i 130’ di lunghezza stanno lì a indicare la necessità del regista americano di agire su piani narrativi più estesi, tornando ripetutamente su ossessioni, dialoghi, rapporti di forza, incontri, desideri, frammenti famigliari privati (la Mann è del resto compagna di Apatow anche nella vita, come le giovani figlie Maude e Iris che qui interpretano appunto le ragazzine). Un formato lungo che permette all’autore di prendersi tutto il tempo che serve per delineare percorsi emotivi, smarrimenti, psicologie, facendo entrare lo spettatore in un ritmo disteso, dove le sfumature stavolta sembrano contare più delle battute a effetto.

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“Questi sono i 40 anni” secondo Judd Apatow. Senza menzogne ma con tutta l’onesta possibile di un narratore che ama i suoi personaggi e il mondo in cui si muovono, e che sembra davvero scrivere sotto traccia pagine e pagine di cinema personalissimo, quasi

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“morettiano”, con continui passaggi tra pubblico e privato, intrisi di rispecchiamenti, riflessioni generazionali e confessioni. Un mondo che in questo caso prende le mosse da una costola di Molto incinta, secondo film del cineasta, del quale viene recuperata appunto la famiglia di Pete e Debbie. Sono loro la coppia protagonista di questo affresco sui quarant’anni dove Apatow neanche indugia troppo nelle facili scorciatoie di un cinema nostalgico, proprio perché troppo interessato a raccontare il tempo presente. A metà strada tra il Kasdan “rosa” e Kevin Smith, assistiamo al doppio compleanno da quarantenni della coppia alle prese con i terribili intoppi della vita matrimoniale contemporanea fatta da figli da educare, mutui da pagare, dinamiche passionali da ricostruire. Sullo sfondo un’America dominata da un umanesimo pop contagioso (gli innumerevoli riferimenti al mondo musicale e alla serie televisiva Lost) ma tramortita da una crisi economica che investe anche i protagonisti. Al centro di tutto, invece,  quello che rimane il tema nascosto di gran parte del “giovane” cinema americano degli ultimi quindici anni: la famiglia. È lei la grande madre della commedia americana ed è probabilmente la stessa famiglia cinematografica a cui qua e là Apatow intende ispirarsi con linee guida, abbiamo visto, simili a quelle tracciate da  Smith e Kasdan e a tutta una produzione americana anni ’80, di cui John Lithgow (lo stesso di Voglia di tenerezza, non a caso uno dei film preferiti del regista) e Albert Brooks finiscono con l’essere gli ideali padri (spirituali?). E’ attorno a loro che del resto ruotano molte dinamiche del film: padri assenti, ingombranti, peccatori fanciulli che nel loro condizionare costantemente le esistenze dei figli sembrano quasi provenire, in chiave più leggera, dal Magnolia di Paul Thomas Anderson. “I peccati dei padri ricadono sui figli” era il leitmotiv più volte ripetuto nel capolavoro di Anderson. Apatow è più sfumato, meno biblico, ma sotto sotto racconta lo stesso ineluttabile legame di sangue e di cuore, risolvendolo nel modo “giusto” che gli riconosciamo: un bacio romantico dal sapore di birra in un pub.
La forza di Questi sono i 40 risiede allora soprattutto nella sua sincerità “poco intellettualizzata”. In questo è di una semplicità e di una nettezza disarmante, politica persino. Crede nei sentimenti sapendo che si portano dietro sempre l’ombra del fallimento. Ma intende provarci lo stesso. A oltranza. E così filma la vita.

 

Titolo originale: This is 40
Regia: Judd Apatow
Interpreti: Paul Rudd, Leslie Mann, Jason Segel, Megan Fox, John Lithgow, Albert Brooks, Lena Dunham, Melissa McCarthy, Chris O’Dowd, Charlyne Yi, Maude Apatow, Iris Apatow, Ryan Lee, Annie Mumolo, Wyatt Russell
Distribuzione: Universal Pictures Italia
Durata: 134′
Origine: USA, 2012

 

 

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.7

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4 (1 voto)
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