"Questo sarà un anno di cambiamento." Massimiliano Bruno ospite a Sentieri Selvaggi


Ci sono sempre “nuovi inizi” a Sentieri Selvaggi. E futuro è la parola cardine che si è scelto per inaugurare questo nuovo anno di corsi della Scuola di Cinema insieme ad un protagonista del cinema italiano odierno. Ossia Massimilano Bruno (attore e regista, da Boris a Nessuno mi può giudicare) che ha fatto una lunga chiaccherata propedeutica per i nuovi studenti facendoli incontrare, appunto, col loro futuro: il cinema italiano, le sue dinamiche, i nuovi orizzonti della commedia, il presente in crisi e una certezza/speranza "questo sarà un anno di cambiamento"…

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massimiliano bruno a sentieri selvaggiCi sono sempre “nuovi inizi” a Sentieri Selvaggi. Forse perché crediamo semplicemente che il cinema non possa e non debba isolarsi in una torre d’avorio o arroccarsi solo in alte discussioni di nicchia, bensì aprirsi al mondo, abbattere steccati linguistici e sociali, guardare sempre al futuro. Ecco: futuro è la parola cardine che si è scelto per inaugurare questo nuovo anno di corsi alla Scuola di Cinema Sentieri Selvaggi: in tempo di crisi, di cultura economicamente in ginocchio e chi più ne ha più ne metta… parlare di futuro del cinema interrogando intelligentemente il presente sembra l’unica strada percorribile. E allora niente discorsi “accademici” o sviolinate auto incensanti: si è deciso di aprire l’anno con un protagonista del cinema italiano odierno, Massimiliano Bruno, per far “incontrare” i nuovi allievi con il loro “futuro” ancor prima che i corsi inizino. Una scuola di cinema del resto non può far altro che nutrirsi del sano entusiasmo di chi i sogni ce li ha ancora freschi e vivi: bisogna coltivarli e curarli il più possibile.

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Massimiliano Bruno si diceva: attore (il suo ruolo in Boris, Martellone, è uno dei più famosi della serie), sceneggiatore (con Brizzi e Martani da Notte prima degli esami a Maschi contro Femmine) e infine regista (dal fortunato esordio con Nessuno mi può giudicare all’imminente Viva l’Italia). Intervistato dal direttore di sentieri selvaggi.it Simone Emiliani, Bruno ha fatto più che altro una chiacchierata propedeutica per introdurre il mondo del cinema italiano ai giovani studenti. Soffermandosi, ovviamente, sull’ambito a lui prediletto: la commedia. Una commedia italiana odierna che «deve per forza di cose svincolarsi dai grandi maestri del passato, non avere per forza dei padri, riconquistare un’identità autonoma. Perché c’è stato un periodo (gli anni ’70) in cui a questo genere è stata tolta la facoltà di riflettere il reale, le contraddizioni italiane, che sono diventate esclusive di generi considerati più alti. La commedia anni ’80/’90 non rifletteva minimamente la società italiana. Oggi invece mi sembra arrivato il momento di riappropriarsi con formule nuove di questo aspetto».

Massimiliano Bruno ha appena 42 anni, sa bene come gli anni ’80 siano stati lo snodo cruciale per le tante contraddizioni che il nostro Paese ha manifestato nei successivi vent’anni: «certamente la televisione di massa ha avuto un ruolo fondamentale. La mia è una vera generazione di lobotomizzati, perché siamo stati abituati a considerare la cultura, il cinema, la letteratura solo come evasione. Mai come pensiero. Non ci hanno voluto come teste pensanti e questo ha inciso enormemente. Persino nel cinema più impegnato e d’autore oggi la televisione è un fatto imprescindibile: prendiamo Reality di Garrone, un film importante di un autore importante che si occupa di fenomeni televisivi. Sarebbe stato impensabile appena venti anni fa». Ma il tema centrale deve rimanere il futuro: «io spero e credo che questo sia un anno di cambiamento. Lo sento e lo vedo negli occhi della gente. Perché lo spettacolo sconfortante di certa politica e la crisi economica stanno veramente confondendo le persone, insomma “a gente nun ce a capì più niente”, non ha riferimenti, ed è positivo questo perché crea aria di cambiamento. Anche nel cinema deve essere così: basta con questi film catastrofisti sul futuro, la commedia deve dire che ce la possiamo fare solo se riusciamo a cambiare noi stessi. In fondo questo mestiere, che spero voi giovani studenti potrete fare un giorno, è fatto di flussi di comunicazione tra noi e il pubblico che ne fruisce. Dialogare col pubblico è fondamentale. Riuscire a capire che il pubblico della rete per esempio (che decreta il successo clamoroso di Boris) non è per forza il pubblico che va in sala (che ha fatto fermare Boris a poco più di 1 milione di euro)».

E se il cinema deve sempre essere materia di dialogo e flusso comunicativo «diventa fondamentale capire se stessi. Capire cosa ti piace e cosa non ti piace. Cosa sai fare e cosa non sai fare. Andando oltre quello che istituzionalmente è bello o brutto, ma capendo tu in primis cosa è bello e cosa non lo è». Per parlare di futuro, insomma, bisogna prima capire il presente, se stessi, il proprio Paese. Il nuovo anno della Scuola di Cinema Sentieri Selvaggi si apre con una domanda “il futuro è adesso?” e forse anche con una prima risposta “iniziamo a capire bene il nostro presente”…

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