“Resident Evil: Retribution”, di Paul WS Anderson


Nel campo dei videogame si tratterebbe di uno di quei packs di cosiddette “espansioni”, livelli aggiuntivi e del tutto slegati dal plot da innestare sullo scheletro del gioco principale, per prolungarne la giocabilità. Manifesto del cinema di WS Anderson: ogni sequenza in una delle città-modello potrebbe essere un film a parte della saga di cui è padre, una serie allora che può permettersi in maniera virtualmente infinita di inanellare episodi su episodi uno affianco all'altro, più che uno dopo l'altro

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Il quinto Resident Evil è un film completamente accessorio, e forse proprio per questo uno dei più rappresentativi del cinema di Paul WS Anderson: di fatto, non arricchisce di una virgola la continuity della saga nata sulla scorta del videogame Capcom, e anzi in qualche modo finisce per azzerare i progressi fatti dal quarto capitolo, quello precedente, riportandosi nel finale in una situazione di poco dissimile da quella in chiusura di Extinction, il numero tre. Nel campo dei videogame si tratterebbe di uno di quei packs di cosiddette “espansioni”, livelli aggiuntivi e del tutto slegati dal plot da innestare sullo scheletro del gioco principale, per prolungarne la giocabilità: anche il riutilizzo di volti noti della serie, come i personaggi di Michelle Rodriguez e Sienna Guillory, in ruoli ritornanti e letteralmente clonati tra di loro, è una pratica comune in questa sorta di spin off videoludici. Anderson rinchiude una nuova volta la sua Alice in un laboratorio-carcere inespugnabile: per venirne fuori, Milla dovrà stavolta attraversare le simulazioni in scala reale di grosse megalopoli (Mosca, Tokyo, New York) infestate da zombi e mostri d'ogni tipo, governate dalla mente onnisciente della rediviva Regina Rossa.

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Raccontato così, Resident Evil: Retribution sembra la versione B di Sucker Punch di Snyder: l'abissale differenza sta ovviamente nella totale mancanza di personalità della regia di Paul WS Anderson, in confronto alla potenza dinamitarda del capolavoro di Snyder. Eppure proprio questo accatastare ralenti, zoomate, peripezie balistiche, situazioni di pericolo, sparatorie, corpo a corpo à la Wachowski, e minimissime spruzzate horror-splatter, senza alcuna soluzione di continuità o alcuna differenza tra frammento e frammento nella messinscena e nelle concezioni registiche, diventa davvero una sorta di dichiarazione programmatica, di manifesto del cinema di WS Anderson: ogni sequenza in una delle città-modello potrebbe essere un film a parte della saga di cui è padre, una serie allora che può permettersi in maniera virtualmente infinita di inanellare episodi su episodi uno affianco all'altro, più che uno dopo l'altro.
Anzi, proprio il campionario di sequenze action in cornici tipiche di Retribution potrebbe di fatto trasformarlo in una sorta di database, di archivio delle trovate visive e pirotecniche del regista, da tenere pronto e conservato per poterne di volta in volta estrarre una clip, una scena di lotta o una pistolettata, e inserirla alla bisogna in uno dei potenzialmente infiniti prossimi film del franchise.
Come già nel precedente I tre moschettieri nel quale interpretava una Milady mozzafiato e irresistibile, Milla Jovovich sembra fatta per il 3D, che le cresce tutto attorno con il risultato che la sua statuaria perfezione ne risulta ancora maggiormente, e paradossalmente, bidimensionalizzata, sempre e comunque letteralmente icona di bellezza di un'altra dimensione.

Titolo originale: Resident Evil: Retribution
Regia: Paul W.S. Anderson
Interpreti: MIlla Jovovich, Sienna Guillory, Oded Fehr, Boris Kodjoe, Michelle Rodriguez, Li Bingbing, Shawn Roberts, Johann Urb, Colin Salmon, Kevin Durand
Origine: USA, Canada, Germania, 2012
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Durata: 117'

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