Ricchi di Fantasia, di Francesco Miccichè

Ritorna al cinema la coppia Francesco Miccichè/Fabio Bonifacci (nominata ai David di Donatello del 2016 per Loro Chi?), stavolta con il primo in veste di unico regista. Con Castellitto e Ferilli

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In una sorta di incrocio tra la famiglia allargata di Una bionda per papà, più in piccolo quantitativamente ma dai tempi ancor più rapidi, e il viaggio on the road, sempre a conduzione familiare e dai membri altrettanto grotteschi, di Little Miss Sunshine, ritorna al cinema la coppia Francesco Miccichè/Fabio Bonifacci (nominata ai David di Donatello del 2016 per Loro Chi?), anche se stavolta con il primo in veste di unico regista.

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Ricchi di Fantasia si presenta come una delle più tradizionali commedie degli equivoci, in cui lo scrittore Bonifacci sfoggia tutta la sua predisposizione nei confronti di story concept azzardati e spesso surreali, come testimoniano i suoi lavori precedenti: dall’umile paesano Claudio Bisio che si ritrova dall’oggi al domani Presidente della Repubblica in Benvenuto presidente!, alla più recente Miriam Leone che congela la nonna per intascare la pensione in Metti la nonna in freezer. Neanche la coppia formata dal geometra fallito Sergio Castellitto e l’aspirante cantante (a vita) Sabrina Ferilli riesce allora a sfuggire alla spericolata penna dello sceneggiatore. In preda all’euforia di uno scherzo fattogli dagli amici-colleghi del cantiere in cui lavora, che gli fanno credere di aver vinto tre milioni di euro alla lotteria, Sergio confessa alla moglie la sua relazione fedifraga con Sabrina (sì, entrambi gli attori protagonisti mantengono nel film i loro nomi originali) e umilia pubblicamente il suo spietato datore di lavoro, il quale naturalmente lo licenzierà in tronco. Cacciati di casa, insieme a genitori e figli, dai rispettivi compagni, Sergio e Sabrina scopriranno troppo tardi della falsa vincita, ed ecco partire l’idea di un viaggio verso la Puglia con l’obiettivo di prendere tempo e nascondere il più possibile la verità alla neo-nata famiglia.

Rispetto ai citati predecessori, stavolta lo spunto narrativo alla base non appare altrettanto

originale. Già Fausto Brizzi con il suo Poveri ma ricchissimi, infatti, partiva da un’idea simile, quella della vincita alla lotteria a cambiare il destino di una famiglia dal reddito più che precario, con la differenza, sicuramente sostanziale, che i Tucci ricchi ci diventavano per davvero. In fondo, però, quello del jackpot in grado di realizzare, senza più fatiche, i sogni più reconditi è un vero mito nazionale fin dai tempi di Ho vinto la lotteria di capodanno dall’accoppiata Neri Parenti/Paolo Villaggio (1989). Miccichè come Brizzi, allora, non fa che riprendere il desiderio principe dell’italiano medio, per cercare di raccontare la crisi al giorno d’oggi, alla riscoperta dei valori umani spesso dimenticati a causa delle preoccupazioni infuse dal vile denaro.

Ricchi di Fantasia, a tal proposito, cerca di metterla in scena proprio tutta l’Italia, con una lunga sfilza di protagonisti volutamente stereotipati, in rappresentanza di praticamente ogni categoria umana e sociale del nostro immaginario comune. Non ne manca proprio nessuno: dall’impresario sfruttatore e affarista al ricco magnate annoiato e ingenuo; dal protagonista, simpatico cialtrone dal buon cuore e sempre ottimista, all’umile compagna dall’animo decisamente più cinico; dalla nonna hippie alla figlia new-age fino al ragazzino irrispettoso e col sogno di diventare calciatore. Quello che Bonifacci mantiene, inoltre, delle sue idee precedenti è l’assurdità alla base dei suoi soggetti, la poca verosimiglianza, rapportata al reale, della narrazione. Assurdo è il mezzo con cui la famiglia viaggia in giro per l’Italia, assurde sono la gran parte delle iterazioni tra i vari membri, ma soprattutto piuttosto fantasiosi sono i diversi modi che la coppia Castellitto-Ferilli (specialmente il primo) si inventa per mantenere salda la proprio menzogna. Ciò che sembra mancare, stavolta, è il gusto per il gioco di inventare sempre la soluzione più inaspettata, incarnato probabilmente dal solo Castellitto, non troppo accompagnato dal resto dei comprimari, i quali sembrano crederci spesso troppo poco (come da copione, d’altronde). Stavolta l’insieme appare meno fresco e originale del solito, gran parte del viaggio sembra procedere molto a tentoni (perlopiù forzato dalle opportunità geografiche “commissionate”), anche in questo caso come in teoria richiederebbe lo script, in effetti, ma con un risultato controproducente, che non diverte e appassiona quanto dovrebbe. A salvarsi la grande messinscena finale, dalle dinamiche e dall’esito sì probabilmente scontati, ma confezionata in maniera assurda e vivace come ci si aspettava, invece, dalla parte restante della pellicola.

 

Regia: Francesco Miccichè 

Interpreti: Sergio Castellitto, Sabrina Ferilli, Valeria Fabrizi, Matilde Gioli, Antonio Catania, Paolo Calabresi, Gianfranco Gallo 

Distribuzione: 01 Distribution 

Durata: 102′ 

Origine: Italia 2018 

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