"Robots", di Chris Wedge

Questa meravigliosa opera sugli oggetti del secolo trascorso e sull'immaginario futuribile perde il confronto con "L'era glaciale" proprio sul terreno dell'invarianza e della capacità di conservare, da una prestazione all'altra, l'ispirata ricerca della mutazione, scatenata fortuitamente da un'indomabile pigna.

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L'animazione miliardaria di Blue Sky compie balzi geologici tra le pieghe dell'evoluzione animale, naturale e metallica. Cercando equilibri punteggiati, nulla da eccepire sull'attrazione estetica esercitata da Robots. Ma attraversando il tempo e lo spazio ad una velocità apparentemente "smisurata", questo meraviglioso lavoro sui colori, sugli oggetti del secolo trascorso e sull'immaginario futuribile perde il confronto con il precedente L'era glaciale (realizzato dagli stessi autori), proprio sul terreno dell'invarianza e della capacità di conservare da una generazione all'altra, da una prestazione all'altra, quella ispirata ricerca della mutazione come fenomeno fortuito, scatenato da un'indomabile pigna. Operazione assemblaggio: i robots sono perfetti riciclati della cultura anni '50 americana e l'architettura scenica "ruba" dall'Art Déco e dal design multi-livello, simile agli ingranaggi perfetti di orologi da taschino. Si canta, si balla, si ride (per forza), ma la trasversalità è abortita perché ipnotizzati dall'eccessiva e (s)proporzionata oliatura formale che lascia scivolare senza clamori anche la tendenza subliminale di inneggiare il capitalismo buono, quello auspicabile in ogni tempo, con le porte sempre aperte. La storia è una favola contro la rottamazione e a favore di un antropomorfismo narrativo, quasi a voler scongiurare l'estraniazione figurativa che una latta mangia piatti, scheggiata e arrugginita, comporta. Un giovane robot tenta la scalata del successo, presentandosi al più grande inventore della città. Troppo tardi: il capitalista "umano" è stato messo da parte dal rampante di turno, il capitalista "poco umano" in doppiopetto (probabilmente il più reale dei personaggi). Il nuovo programma prevede di ripulire le strade dai ferrivecchi ed eliminare la "resistenza", prodiga a ripararli e a salvarli dal forno inceneritore. Un passo indietro e non avanti, lontano dalle ampie zone bianche e antiriduzioniste de L'era glaciale, dove lo stesso William Joyce (uno dei più grandi illustratori e scenografi d'animazione) è preda del flusso sfrenato di trovate ad effetto domino, nate dall'osservazione ossessiva e quotidiana del tostapane e l'amico macinino.

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Regia: Chris Wedge


Distribuzione: Twentieth Century Fox Animation


Durata: 110'


Origine: USA, 2005

 

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