Rogue One: A Star Wars Story, di Gareth Edwards

Rogue One è un film a suo modo riuscito. Edwards riesce a rifunzionalizzare i ridondanti riferimenti alla prima trilogia esaltando il suo piccolo “pianeta-film” immerso nell’immaginario strarwarsiano

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Le ribellioni si fondano sulla speranza”, si ripete più volte in Rogue One. Come dire: questo film, lo spin off della “ribellione” (primo segmento degli Star Wars Anthology che affiancheranno la trilogia principale), è solo un piccolo pianeta sperduto nella mastodontica galassia fondata su “una nuova speranza”. Ossia sul capostipite del 1977: la sequenza del film di Lucas a cui Rogue One si riallaccia da subito è la breve riunione dell’Alleanza prima dell’attacco definitivo di Luke Skywalker alla Morte Nera. In quella riunione i capi ribelli alludevano infatti a delle “informazioni” avute dalla principessa Leia che svelavano “un punto debole” nella potentissima arma costruita dall’Impero. L’episodio del raggiungimento di quelle preziose informazioni, posto “fuori campo” da Lucas nel ‘77, diventa oggi la storia di Rogue One. Il prequel di una singola sequenza, si potrebbe quasi dire. Ma quelle brevi inquadrature avevano anche un’altra particolarità: per la prima volta un film utilizzava la grafica digitale per ottenere una simulazione in realtà virtuale (sullo schermo guardato dai ribelli, Luke e Leia in primis). Quindi sia dal punto di vista narrativo (la chiave per sconfiggere la Morte Nera), sia dal punto di vista estetico (i “piani rubati” visualizzati in computer grafica: i piani del cinema del futuro?) questo Rogue One si rifà a una sequenza fondamentale per l’universo di Star Wars e per il cinema contemporaneo.

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roEcco allora: questo è un film a suo modo riuscito. Perché Gareth Edwards (coadiuvato, a quanto pare, anche dallo sceneggiatore Tony Gilroy) riesce a rifunzionalizzare i ridondanti riferimenti alla prima trilogia (che avevano un po’ frenato Il risveglio della forza di Abrams) esaltando comunque il suo piccolo segmento narrativo e il suo piccolo “pianeta-film” immerso nell’immaginario strarwarsiano. Insomma questo Rogue One prosegue (innegabilmente) il controverso accerchiamento del film del 1977 come testo sacro da rivenire alla stregua di una reliquia, con le auratiche apparizioni dei personaggi principali (non c’è bisogno di svelare quali…) che da sole ricreino l’esperienza di quella galassia lontana lontana che tutti abbiamo amato. Un film che dimostra (se ancora ce ne fosse bisogno) l’incredibile forza di quei luoghi immaginari: quelle atmosfere, quella musica, quelle astronavi, quei tramonti, quei deserti e quei costumi significano ancora molto e tendono a fare di ogni oggetto o situazione un feticcio da idolatrare e un riferimento da interpolare. Ma c’è (fortunatamente) dell’altro. Perché Edwards tenta di forzare questo dispositivo nostalgico attraverso le sacrosante armi del genere: il war movie, l’heist movie, insomma le sporche dozzine aldrichane che devono portare a casa una singola missione (una sola!) e poi congedarsi. Questi nuovi personaggi (la giovane Jyn Erso, il ribelle Cassian, il veterano della guerra dei cloni Saw Guerrera, l’aspirante Jedi Chirrut Îmwe, il magnifico guerriero Baze Malbus interpretato da Jiang Wen) hanno una loro dimensione, una loro anima, una loro autonoma “funzione”.

rogue-one1Pur vivendo nella contraddizione di ogni Star Wars (ri)girato negli ’00, pertanto, Rogue One sa ben mettere a frutto questa eredità: l’immaginario del primo film (scaricato sul disco rigido che contiene i famosi piani) deve essere intelligentemente “salvato” e non solo “serigrafato” (come accadeva nel film di Abrams). Quindi una memoria rimessa in circolo iconograficamente e narrativamente, ma che salvaguardi comunque la creazione di azioni e situazioni alternative. Situazioni che riescono a vibrare (e non poco) per lunghi tratti di film: nella battaglia finale contro le truppe dell’Impero (quasi un viet-movie nello spazio) Edwards riesce a liberare il suo talento visivo orchestrando coreografie tra forme e volumi di notevolissima efficacia. Tracce di bel cinema, pensando a Lucas…

 

Titolo originale: id.

Regia: Gareth Edwards

Interpreti: Felicity Jones, Diego Luna, Mads Mikkelsen, Alan Tudyk, Ben Mendelsohn, Forest Whitaker, Donnie Yen, Riz Ahmed

Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures Italia

Durata: 133′

Origine: Usa 2016

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