#RomaFF10 – These daughters of mine, di Kinga Debska

Una pellicola delicata e struggente, anche divertente. In una cornice fredda come il cielo di Varsavia si libera questa tragicommedia abitata da personaggi vivi e caldi, molto ben caratterizzati

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Queste mie figlie è un racconto tragicomico e a suo modo accorato sulla famiglia, la perdita, l’amore. Una serie di personaggi stanchi, uniti da un legame di sangue, alle prese con il repentino sgretolamento della loro famiglia.
La loro madre viene colpita da un aneurisma e due sorelle, diversissime tra loro, si ritrovano a gestire un padre/padrone burbero e indomabile, anch’esso di lì a breve destinato ad ammalarsi di cancro al cervello.

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L’incipit non è certo dei più allegri ma quella della regista polacca Kinga Dębska è una pellicola delicata e struggente, anche divertente. In una cornice fredda come il cielo di Varsavia si libera questa tragicommedia abitata da personaggi vivi e caldi, molto ben caratterizzati.
Ovviamente il dramma della malattia scatena le nevrosi delle due sorelle. Marta, attrice di successo ma fondamentalmente depressa, sembra reagire in maniera più razionale di Kasia, maestra elementare con tutti sentimenti a fior di pelle. L’una aspetta serafica un oggettivo miglioramento di salute, l’altra compie pellegrinaggi in chiesa e si appella a santi creati sul momento. E anche le loro vite private diventano teatro delle loro fragilità. Marta accoccolata intorno alla propria solitudine, vicina solo a tratti a sua figlia, Kasia isterica nei confronti del marito fannullone e del figlio spacciatore di erba. Tutto, però, è ancora sotto controllo fino a quando al padre non viene diagnosticato un cancro al cervello. L’uomo diventa ingestibile, fondamentalmente ancora più sincero ed alcolizzato di come era prima. Qualcosa sta brutalmente cambiando per le due sorelle.

Anche se sgangherata la famiglia è sempre un porto sicuro dove scaricare quegli scheletri che non entrano più nell’armadio. Cosa succede quando viene meno anche questa sicurezza? Questo film cerca evidentemente una risposta.
Succede che si crolla, che si piange anche se si pensa di non esserne più capaci, che si litiga, principalmente con se stessi, che si cercano capri espiatori il più possibile vicino a se stessi. E poi succede che si ride, perché è l’unica soluzione ad un certo punto. Ridere e bersi una birra. E fare pace. E accettare che certe persone si amano per ciò che sono, anche se con un carattere insostenibile. Credo che sia lui l’uomo della mia vita, dice Marta a Kasia guardando il padre muoversi in modo sconnesso in mezzo alla sterpaglia. Uomini e donne che non abbiamo scelto, ma con cui ci ritroviamo a danzare fino alla fine.

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