#RomaFF11 – Naples ’44, incontro con Francesco Patierno

Il viaggio del soldato Lewis in una Napoli distrutta dalla guerra nel documentario ibrido raccontato alla stampa da Patierno tra materiale d’archivio, filmati dell’Istituto Luce e spezzoni di film

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Presentato oggi all’Auditorium l’ultimo film di Francesco Patierno, Naples ’44, un percorso tra storia e lucidità contemporanea tratto dal diario-racconto dell’ufficiale inglese Norman Lewis. Il docu-film di Patierno ci trasporta attraverso materiale d’archivio, filmati dell’Istituto Luce e scene dal vivo girate in una Napoli sconvolta dalla guerra.

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Patierno precisa fin dall’inizio che suo interesse non era proporre un ritratto lusinghiero di “quella” Napoli, quanto costituire uno sguardo “vero” che si specchi nel presente. I salti temporali e la miscela di diversi generi sono un mezzo per incidersi nella memoria dello spettatore.

Fondamentale il recupero del materiale storico e d’archivio, lavoro che ha richiesto 3 anni alla produzione per poter concludere il montaggio: la difficoltà nello sgrossare un grande quantitativo di materiale, recuperato sia nella stessa Napoli che oltreoceano, ha avuto bisogno di un forte impegno organizzativo e una selezione accurata degli archivi.

Passo fondamentale che tiene banco nella conferenza è la discussione relativa al “modo” di fare film: Naples ’44 esce dai canoni narrativi cinematografici in una miscellanea che rende la regia un particolare altalenarsi di eventi passati spezzati da scenari di una Napoli contemporanea che incide nella coscienza, ricordando all’occhio dello spettatore come il filo che separa i tempi è meno concreto di quanto appaia, in un gioco di illusioni percettive.

“Non è un documentario, non è un film.. però è cinema”: se la voce narrante nella versione italiana è affidata ad Adriano Giannini, nell’originale è quella di Benedict Cumberbatch ad accompagnarci tra le rovine di Napoli. “Grande professionista” racconta Patierno “malgrado l’impegno sul set di Doctor Strange la sua disponibilità è stata massima e la sua voce, unica nel suo genere, ha contribuito notevolmente al risultato”.

Il primo montaggio sperimentale del film era privo di voce narrante ed è proprio questo che ha dato l’input finale nella comprensione di un lavoro in cui le sole immagini erano già tramite definitivo al percorso della storia.

Particolare attenzione anche all’aspetto sonoro curato da Andrea Guerra: “Le contaminazioni in musica sono un fondamentale aspetto narrativo che aiutano a fondere passato e presente”.

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