#RomaFF12 – Addio Fottuti Musi Verdi. Incontro con i The Jackal

Per i ragazzi napoletani fare cinema è stato come lanciarsi nello spazio. Ma questi cervelli non hanno bisogno di parlare con gli alieni né andarsene in altri mondi; almeno non per cercare lavoro

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Se fare cinema è come lanciarsi in un salto nel vuoto, per i ragazzi di The Jackal è stato come lanciarsi nello spazio. Così hanno descritto loro stessi la prima esperienza cinematografica all’incontro con la stampa per Addio fottuti musi verdi, in cui la cosiddetta fuga dei cervelli diventa lo spunto perfetto per raccontare una storia di sci-fi, robot e viaggi interstellari. O forse, è vero il contrario. Il fatto è che i ragazzi napoletani ci tengono a questa problematica sociale, essendo loro stessi parte dei giovani che hanno dovuto inventarsi una strada dal nulla per poter lavorare e rimanere in Italia. Oggi, visto il successo di prodotti audiovisivi come Gli effetti di Gomorra sulla gente o Lost in Google – e mentre la Sala Alice alla Festa del Cinema di Roma si riempe di giornalisti e persone che vogliono ascoltarli e farsi una foto con le loro webstar – la vittoria si rende evidente. Questi cervelli non hanno bisogno di parlare con gli alieni né di andarsene nello spazio; almeno, non per cercare lavoro.

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La storia dietro Addio Fottuti Musi Verdi – primo lungometraggio del Jackal boy Francesco “Ebbasta” Capaldo – è di fantascienza ma a questo punto non sembra così folle, neanche per la mente dei realizzatori napoletani: Ciro (Ciro Priello) è un grafico pubblicitario super-qualificato che, deluso e senza riuscire a trovare lavoro, decide di provare letteralmente “lassù” e mandare il suo curriculum agli alieni, convinto che almeno nello spazio ci saranno più possibilità. Ed è questa la domanda che arriva per prima: Dove pensate che ci sia più lavoro, in Italia o nello spazio? La risposta del regista è abbastanza breve: “Qui in Italia c’è una certa precarietà riguardo al lavoro, c’è molta difficoltà nel nostro mestiere, nel mondo della comunicazione”.

Più che come un sabato sera tra amici, l’incontro continua a svolgersi come se si trattasse di una riunione creativa dei The Jackal. Brillante, veloce, geniale, ma piuttosto circospetta. Forse sarà l’ansia del debuttante; oppure ancora non si lasciano andare. All’improvviso, Francesco Ebbasta viene presso da un attacco di nostalgia: “Tutto è cominciato con il primo Independence day. Noi eravamo amici durante la scuola media e andavamo sempre insieme al cinema. Un giorno, abbiamo visto  Independence day e siamo rimasti colpiti. Ricordo che ho aperto gli occhi, non ci credevo; uno dei primi blockbuster, così assurdo, così tamarro. Così è nata la voglia di giocare, di fare qualcosa di divertente, scherzoso ma anche romantico, tipo ciò che abbiamo fatto con Lost in Google. Sono passati 20 anni, mamma mia quanto siamo vecchi!”

Parlando di riferimenti e dei film più amati, i ragazzi propongono un mix abbastanza

addiofottutimusiverdiparticolare: Monty Pyhton, Troisi ed Edgar Wright. “Dopo questo film, dobbiamo dire anche Gigi D’Alessio”, aggiunge Ciro. “Allora, Troisi incarna la fragilità del napoletano, la loro precarietà e la passione. Poi ci sono tanti film blockbuster che parlano dalla fine del mondo, non come tragedia ma con umorismo, come una presa in giro, come quelli di Edward Wright. Ci piace questa trasposizione di generi”, dice il regista, e Ciro risponde: “Ci manca soltanto il porno, possiamo fare qualcosa di particolare, come un porno musical!”

Inevitabilmente, arriviamo a Gigi D’Alessio e alla sua presenza nel film. Soltanto a sentire il nome del cantautore napoletano, l’attore Fabio Balsamo interviene: “Gigi ha un fantastico senso dell’umorismo, ride di se stesso con una intelligenza fantastica, si prendeva benissimo le battute, è stata una bella esperienza”. “E cosa fa ridere ai Jackal?”, chiede qualcuno. “Jim Carrey, Simon Pegg, Will Smith, la commedia fisica, fatta di silenzi ed espressioni”, dice Ciro Priello. Poi, Fabio Balsamo torna alla sua ossessione: “A me, Gigi D’Alessio!”

All’improvviso, e come preso da una necessità urgente di esprimersi, il produttore Riccardo Tozzi prende la parola: “Voi potreste pensare che lavorare con i ragazzi di Jackal vuol dire soltanto risate. Ma questi ragazzi sono veramente professionali, quasi pallosi, sembrano degli svizzeri! Hanno fatto un vero film di fantascienza, ma realista, torturando quei poveri che facevano gli effetti speciali. Non si arrendono mai”. Ciro conferma il giudizio: “Sì, è vero, siamo così. Per noi è molto importante il ritmo, quindi ogni volta che ci rendevamo conto che il ritmo era lento o noioso, ci rivedevamo il film completo per capìre perché”. Qualcuno urla la in fondo: “Ciro, Quante volte hai visto il film ?” Lui risponde: “156 volte. E non è un numero a caso …”

Anche se il cinema e la fantascienza possono essere una via di uscita, la realtà è che la “fuga dei cervelli” e la mancanza di lavoro non sono parte della finzione. E i ragazzi, The Jackal, i webstar, vogliono condividere qualche consiglio: “Non importa se vuoi rimanere nel tuo paesino oppure andare al’estero, la chiave è capire bene cosa vogliamo fare con la vostra vita. Non è sbagliato restare, neanche partire, ma sempre con una idea chiara. A Napoli, dire alla mamma che stai per andare via è una tragedia, è visto come un tradimento! Come sacrificare le origini… ma non è così, innanzitutto devi realizzare te stesso. Le città sono fatte di persone, è qual è il senso di una città piena di persone frustrate?” 

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