#RomaFF12 – Please Stand By, di Ben Lewin

Ben Lewin procede senza correre nessun rischio, su un terreno troppo sicuro e privo di strade tortuose, proprio come Wendy all’inizio del suo viaggio di cambiamento. In Alice nella Città

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“Please stand by” è l’unica frase in grado di aiutare Wendy (Dakota Fanning) quando è in preda a una delle sue crisi. Please stand by. Attendere che le trasmissioni riprendano normalmente ossia che la sua vita proceda di nuovo in modo chiaro e uniforme. Ogni momento per Wendy è già prestabilito, ha un maglione preciso per ogni giorno della settimana e un lavoretto in un centro commerciale dove si reca dopo aver portato a spasso il cagnolino Pete. Questa è la sua realtà, niente può interferire. Wendy è autistica e la sorella Audrey (Alice Eve) l’ha portata a vivere in una casa speciale dove la psicologa Scottie (Toni Colette) si prende cura di lei. Un giorno Wendy fa una scoperta che cambierà il cieco procedere dei suoi giorni: la Paramount ha indetto un concorso per il miglior script di un episodio di Star Trek.

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La consegna dello script è l’input, il traguardo, lo scopo che caratterizza ogni “film in viaggio” che si rispetti. Please stand by segue infatti i dettami principali dell’on the road: l’obbiettivo da raggiungere è lontano e avvolto nella nebbia tanto quanto il cambiamento dell’eroina quando ci viene presentata per la prima volta. La strada è cosparsa di imprevisti e di incontri, di dubbi e di certezze granitiche che spingono la protagonista ad andare avanti, nonostante tutto. Ogni scelta è essenziale e ben eseguita, dalla sceneggiatura di Michael Golamco alla messa in scena di Ben Lewin così ben sottolineata dalla colonna sonora di Heitor Pereira. Il regista polacco-australiano ci consegna un prodotto finale a cui, almeno in apparenza, non si può davvero recriminare nulla. Passo dopo passo la storia procede sicura e protetta verso il suo finale.

Sebbene soddisfatti dal packaging non riusciamo però a non chiederci: perchè non intraprendere qualche via tortuosa, non imboccare qualche strada laterale? Perché non abbandonare insieme a Wendy la retta via, non addentrarsi nella logica ferrea della sua mente messa a repentaglio per la prima volta? Ben Lewin non rischia neanche un pò e di conseguenza  non si spinge ad esplorare l’universo di Wendy (un’ineccepibile Dakota Fanning) così in sintonia con Spock il mezzo terrestre mezzo vulcaniano, sempre proiettato verso un mondo altro. Scena dopo scena sappiamo con estrema certezza cosa succederà dopo. Niente purtroppo ci sorprende. Please stand by procede esattamente come la  vita della sua protagonista prima di raggiungere gli studi della Paramount. Senza rischi, senza intoppi.

Che non sia una scelta precisa, un modo di descrivere la realtà attraverso gli occhi di Wendy, apparentemente priva di emozioni? A prescindere dalla risposta il risultato finale è fin troppo digeribile, e il lungometraggio del regista di The Sessions, ci lascia poco nutrimento.

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