Come un neo-noir: Ronaldo, di Anthony Wonke

Il campione portoghese è vicinissimo. Quasi un effetto 3D. Sia nel pubblico che nel privato, raccontato come un melodramma con tinte noir. E sul grande schermo ince la sua sfida con Messi

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“Vincere è la cosa più importante per me”. Può apparire come un documentario celebrativo. In realtà sotto sembra esserci una sceneggiatura di ferro tipica di un gangster-movie. Con la caduta senza la discesa. Solo qualche crepa che poteva insinuare alla fine di un mito, quella dei mondiali in Brasile del 2014 quando il campione portoghese non era in forma.

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C’è un’immagine ricorrente in Ronaldo. Un gol che segna quando era ancora un ragazzino e poi la corsa veloce con tutta la squadra che lo insegue. Che mescola dimensione pubblica e privata. I suoi numeri sono impressionanti: 118 gol in 252 partite nelle sei stagioni al Manchester United, 55 con la nazionale portoghese e soprattutto 326 reti in 315 presenze con la maglia del Real Madrid.  Nei frammenti dei match sembra di stare in campo. Ronaldo è vicinissimo. Quasi un effetto 3D. E in più si sentono i rumori del campo, quelli dei tocchi della palla.

ronaldoProdotto da Asif Kapadia e James Gay-Rees (regista e produttore esecutivo di Senna ed Amy), il film sembra aver spiato Ronaldo per tutto il tempo delle riprese. E forse anche oltre. Lui si accorge della presenza delle telecamere ma recita se stesso con incredibile naturalezza tanto che sorge il sospetto che questa sia la sua immagine da vendere. Si attraversano momenti determinanti della sua carriera (dall’arrivo a Madrid davanti a 90.000 spettatori, alla finale di Champions League contro l’Atletico Madrid fino al Clasico del 25 ottobre 2014 vinto dalla sua squadra 3-1, il Pallone d’oro vinto nel 2014 e 2015), ma la potenza del lavoro diretto da Anthony Wonke è quando entra nella sua dimensione intima. Quasi un melodramma con tinte noir, con il campione mostrato con la sua famiglia. Una specie di boss, con la madre che ammette che era un figlio inaspettato, i problemi d’alcolismo del padre, il potentissimo agente Jorge Mendes al suo fianco (che è lo stesso di José Mourinho). Ci sono due momenti che ne catturano l’essenza: il suo volto in platea mentre guarda Lionel Messi ricevere l’ennesimo Pallone d’oro e il parco macchine che mostra al figlio e gli chiede qual è l’auto che manca. Con delle luccicanze che forse avrebbero attratto anche Michael Mann. Chissà se un giorno farà un film su di lui.

Se in campo si preferisce Lionel Messi, al cinema si sta sicuramente dalla parte di Cristiano Ronaldo. Il lavoro di Álex de la Iglesia impallidisce di brutto rispetto a questo. Rispetto le troppe parole di quel film, qui ci sono le immagini della vita, le frasi rubate che si trasformano, (in)consapevolmente, in qualcosa di puramente cinematografico.

 

 

Titolo originale: id.

Regia: Anthony Wonke

Interpreti: Cristiano Ronaldo

Distribuzione: Universal Pictures

Durata: 128′

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