"Santa Maradona" di Marco Ponti

Nonostante un finale un po' tirato via e forse un po' retorico, l'opera prima dell'esordiente Marco Ponti (già co-sceneggiatore di "Se fossi in te" ed ex allievo della scuola Holden di Baricco) è una visione rinfrescante e leggera

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Il pericolo spot è sempre in agguato. Lo è nelle facce carine, nei vestiti alla moda, nei colori sempre azzeccati, nella musica di Subsonica e Mano Negra, nella grafica accattivante e fumettistica dei titoli di testa. Tuttavia “Santa Maradona” riesce a mantenere l'equilibrio ed un'allegra levità senza scadere sullo statistico-generazionale. Protagonisti della storia sono Andrea e Bart, laureati in Lettere e catapultati loro malgrado nel "mondo vero". Andrea è il motore e il nodo della vicenda, con i suoi continui colloqui di lavoro (degli eleganti e dignitosi fallimenti), le cravatte indossate con rabbia e la voglia di innamorarsi idealisticamente. Bart è invece la versione giovane e pop del “raisonneur”, è l'amico "senza trama", che sottolinea tutto il film con battute ad effetto, commenti sarcastici, e con il tormentone "che tristezza", detto più con beffarda allegria che con rassegnazione. Intorno a loro il mondo: quello del lavoro, dipinto come una serie di grandi spazi eleganti e vuoti, popolati da individui ridicoli ed ostili; quello delle donne, giovani, belle e piene di domande; quello della città, una Torino multinetnica e variegata; e infine quello del gioco, ovvero l'antitesi del lavoro: dalle partite a palla dentro casa al calcio in TV (cui allude il titolo, una canzone dei Mano Negra dedicata al mito di Maradona), dalla gara a chi racconta più storielle di pseudo-cronaca ai piccoli furti nei negozi di lusso, altro emblema del "mondo vero" dove nessuno dei nostri ha intenzione di entrare. E tra una canzone ed un bacio, il film scivola via senza eccessive pretese ma con sapiente agilità, sostenuto da due protagonisti bravi e molto ben appaiati, e non senza la soddisfazione di criticare senza peli sulla lingua, facendo nomi e cognomi: da Eco a Bill Gates, da Blockbuster al James Redfiled della "Profezia di Celestino", non si risparmia nessun rappresentante del "mondo vero", quello dove si fanno i soldi con l'industria, l'intelligenza o la new age.
Nonostante un finale un po' tirato via e forse un po' retorico, l'opera prima dell'esordiente Marco Ponti (già co-sceneggiatore di "Se fossi in te" ed ex allievo della scuola Holden di Baricco) è una visione rinfrescante e leggera, che ci parla senza spocchia dei venticinquenni e che poi, quegli stessi venticinquenni, li lascia andare liberi per la loro strada. Bart e Andrea, più svegli e meno allineati dei giovani mucciniani, non si lasciano abbattere e ci strizzano l'occhio: il "mondo vero" lo stanno già vivendo, e a modo loro.Regia: Marco Ponti
Sceneggiatura: Marco Ponti
Fotografia: Marcello Montarsi
Montaggio: Walter Fasano
Musica: Subsonica, Mano Negra, Motel Collection
Scenografia: Andrea Rosso
Costumi: Marina Roberti
Interpreti: Stefano Accorsi (Andrea), Anita Caprioli (Dolores), Mandala Tayde (Lucia), Libero De Rienzo (Bartolomeo)
Produzione: Rai Cinema, Harold, Mikado Film, Tele +
Distribuzione: Mikado
Durata: 105'
Origine: Italia

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