Scandalo a Filadelfia, di George Cukor

Vetta della commedia sofisticata, quasi un fantasy-action che si incrocia con Shakespeare con la Hepburn che giganteggia. Tratto dalla commedia teatrale di Philip Barry. Oggi, ore 13.05, Cine Sony

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Una delle vette della ‘commedia sofisticata’. Forse la cosiddetta struttura a orologeria ha qui uno dei modelli. Scandalo a Filadelfia infatti può considerarsi proprio l’esempio di come la scrittura nella commedia debba avere la precisione di un teorema matematico. Dove non solo deve funzionare ogni battuta ma anche il ritmo che danno al film di Cukor una velocità impazzita. A 77 anni dalla sua realizzazione, in questo senso è quasi una specie di action con riflessi shakesperiani dal Sogno di una notte di mezza estate. Il gioco di equivoci, malintesi nel giardino ha insieme un’atmosfera folle e sognante. I personaggi, nei loro scontri e nelle successive riconciliazioni tipici del genere, qui sembrano come danzare nell’aria. E lo sguardo di Cukor è ai massimi livelli non tanto nel mostrare la differenza di classi sociali ma soprattutto le tensioni sotterranee dentro gli ambienti ricchi, il ruolo invasivo della stampa scandalistica e sempre la notevole attenzione ai caratteri delle figure femminili. Il regista era appena reduce del corale Donne e si portava con sé anche un pezzo del Via col vento mai girato. Infatti in Scandalo a Filadelfia Katharine Hepburn giganteggia nel vero senso della parola. Si prende la scena ma col miracolo di valorizzare ed esaltare tutti i personaggi che hanno a che fare con lei. Basta vedere la scena in cui riceve i due giornalisti dove, pur infastidita dalla loro presenza, li accoglie con finta ma esibita cordialità ed entra nel loro privato mettendoli in imbarazzo. Ed è notevole anche la prova di Ruth Hassey, la collega giornalista di James Stewart che infatti per questo film vinse il suo unico Oscar come protagonista mentre le due attrici si fermarono alla nomination.

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scandalo a filadelfia ruth hussey james stewart cary grant katharine hepburnProdotto da Joseph L. Mankiewicz, tratto dalla commedia teatrale di Philip Barry e scritto da David Ogden Stewart, Scandalo a Filadelfia è ambientato negli anni Trenta e vede protagonista una Tracy (Katharine Hepburn), una ricca ereditiera che sta per risposarsi con un politico (John Howard). Ma alla vigilia delle nozze ricompare il primo marito Dexter (Cary Grant) che cerca di mandarle in aria tutti i piani servendosi di un intraprendente e invadente giornalista (James Stewart) e dela sua collega Liz (Ruth Hussey).

Katharine Hepburn e Cary Grant sembrano intendersi anche da un gesto, un alzata di sopracciglia, da un movimento. Erano appena reduci due anni prima da Susanna! di Howard Hawks e in quello stesso anno erano stati diretti da Cukor in Incantesimo. L’apertura è esemplare. Tracy butta fuori di casa Dexter. Lui la guarda con lo sguardo tra il risentito e lo stupito. Lei gli tira tutti gli oggetti e spezza la sua mazza da baseball. Fa parte di quella sottocategoria definita ‘comedy of remarriage’, termine coniato dal filosofo Stanley Cavell in una serie di articoli accademici che poi sono diventati un libro, Pursuits of Happiness: The Hollywood Comedy of Remarriage. Era uno degli stratagemmi per aggirare il Codice Hays dove non si potevano mostrare l’adulterio e scene di sesso illecito. Così i protagonisti divorziano, filtrano con altri partner senza incorrere nelle maglie della censura e poi, decidono di tornare insieme. Tra le vette di questa categoria, che si riferisce a commedie degli anni ’30 e ’40, ci sono, oltre Susanna!, anche L’orribile verità (1937) di Leo McCarey, Accadde una notte (1934) di Frank Capra, Quell’incerto sentimento (1942) di Ernst Lubitsch, Lady Eva (1941) di Preston Sturges, ancora Hawks con La signora del Venerdì (1940) eci rientrerà ancora Cukor in La costola di Adamo (1949).

scandalo a filadelfia james stewart katharine hepburnQui il tradimento è mostrato con un tocco di maestria. Con la presenza di due bicchieri sul tavolo in  cui si deduce che può essere scattato qualcosa tra Tracy e il giornalista. Gli oggetti diventano così ancora una volta, nella ‘commedia sofisticata’ degli elementi determinanti. Perché si sostituiscono ai personaggi e mostrano le conseguenze delle loro azioni. Ma Scandalo a Filadelfia si porta dietro anche altri elementi del genere come lo scambio di persona (il padre della protagonista con lo zio), ha una fisicità slapstick e anche un sotterraneo cinismo e durezza evidente nelle parole che il padre di Tracy rivolge alla figlia.

Ancora oggi è difficile fare una commedia così perfetta. Che è un teorema, ha derivazione teatrale ma non è teatro. Porta in universi paralleli. In una dimensione fantastica senza effetti digitali. Eppure sembra girata adesso.

Titolo originale: The Philadelphia Story

Regia: George Cukor

Interpreti: Katharine Hepburn, Cary Grant, James Stewart, John Howard, Ruth Hussey

Durata: 112′

Origine: Usa 1940

Genere: commedia

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